CROTONE – Il Tribunale di Crotone ha condannato 14 persone per il fallimento della “Soakro”, la società che ha gestito il servizio idrico e di depurazione in città e in diversi comuni della provincia fino al gennaio del 2016, quando venne dichiarata fallita lasciando un buco quantificato in 49 milioni di euro. Tra gli imputati amministratori, dirigenti e sindaci che avevano guidato la società.
A conclusione di un processo protrattosi per quattro anni, il collegio giudicante, dopo avere riqualificato l’accusa di bancarotta fraudolenta in bancarotta impropria semplice, hanno comminato condanne che non si discostano molto dalle richieste avanzate dal pubblico ministero, Alessandro Rho, ed assolvendo una sola persona, Luigi Paciello.
Domenico Capozza, all’epoca presidente della Soakro, è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di reclusione; Umberto Marrami, ex amministratore e consulente della società, a 4 anni e 4 mesi; gli ex componenti del Consiglio di gestione Felice Benincasa e Rita Procopi a 3 anni ciascuno; Silvia Modesto e Francesco Benincasa, attuale sindaco di Strongoli, a 2 anni ciascuno; Giovanni Carnè, ex presidente del consiglio di sorveglianza, a 6 anni e gli altri ex componenti del consiglio di sorveglianza Raffaele Villirillo, Antonio Strancia, Giuseppe Serravalle e Marianna Caligiuri (già sindaco di Caccuri) a 3 anni ciascuno; l’ex direttore generale, Francesco Sulla, a 4 anni e 5 mesi; l’ex direttore amministrativo, Michele Liguori, a 6 anni e l’ex direttore tecnico Ettore Scutifero ad un anno e 4 mesi.
Secondo l’accusa, amministratori e funzionari della Soakro avrebbero inserito nei bilanci della società crediti vantati nei confronti di Sorical, relativi alla differenza tra il costo dell’acqua preteso dalla società regionale e quello che, invece, Soakro riteneva di doverle corrispondere. Crediti che, secondo la pubblica accusa, non sarebbero mai esistiti. Una procedura che ha fatto gonfiare il debito di Soakro fino a 35 milioni di euro.