SIDERNO – È un vero e proprio giallo la vicenda che ruota attorno alla raccolta fondi, aperta su GoFundMe da Maria Raffaella Crudo, mamma del piccolo Alfredo De Marco, tre anni e mezzo di Siderno, affetto da un epatoblastoma, un tumore al fegato. (https://www.calabriainchieste.it/2024/09/19/giallo-sullimprovviso-blocco-della-raccolta-fondi-per-il-bimbo-malato-di-tumore/).
L’obiettivo era quello raggiungere la somma di un milione di euro per consentire al piccolo di essere seguito negli ospedali Gustave Roussy a Villejuif (Parigi) o in quello di Inserm a Bordeaux in Francia per una cura sperimentale contro quel tipo di tumore.
Da ieri le donazioni in favore della causa del piccolo Alfredo De Marco sono state sospese dalla stessa piattaforma dopo aver raggiunto in breve tempo, grazie al tam tam mediatico, la somma di circa 740 mila euro.
«GoFundMe ha sospeso la raccolta fondi per sostenere le cure del nostro bambino. Siamo rimasti di stucco – fanno sapere i genitori – La direttrice di GoFundMe non ci risponde, attraverso un semplice messaggio ci ha scritto che la questione non è più di sua competenza e che saremo contattati da chi di dovere».
Il caso del piccolo Alfredo è finito nell’occhio del ciclone scatenando un vespaio di polemiche, sulla stampa e sui social, dopo che per prima la blogger Selvaggia Lucarelli e a seguire la giornalista Charlotte Matteini, hanno messo seriamente in dubbio la veridicità della raccolta fondi.
Su Instagram Selvaggia Lucarelli ha fatto sapere che non c’è “nessun documento, nessun preventivo, neppure un’idea precisa di quale cura e quale ospedale si prenderebbe carico del bambino”.
Mentre dalla giornalista Charlotte Matteini, sul Messaggero, dopo aver contattato i due presidi ospedalieri francesi si è appreso che in nessuno dei due ospedali, e neanche nel resto della Francia, è in atto una sperimentazione per quel tipo di tumore.
Ma i genitori del piccolo Alfredo si difendono e precisano che: “Non siamo dei truffatori, siamo solo due genitori disperati. Il nostro è stato un gesto compiuto assolutamente in buona fede. Nessuno può realmente capire fino a quando non lo prova sulla propria pelle”. “Useremo solo i soldi che ci serviranno, il resto lo restituiremo”.
Vedremo se dietro la vicenda si nasconda, effettivamente, una truffa, architettata a tavolino da gente senza scrupoli che gioca sulla salute di un povero bambino e sulla buona fede delle persone, oppure no.
fiorellasquillaro@calabriainchieste.it