CETRARO (Cs) – Fine ingloriosa per la coalizione “Cambiamo Cetraro”. Partita con una Ferrari nel settembre 2020, dopo quattro anni di governo della città di Cetraro ha lasciato il sindaco Ermanno Cennamo a piedi.
Il consiglio comunale di ieri, in seconda convocazione, così come quello del giorno prima, è stato disertato dai consiglieri di maggioranza, presenti solo quelli di minoranza, facendo sì che non si raggiungesse il numero legale per la validità della seduta e procedere all’approvazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente equilibrato a seguito del dissesto.
La crisi politica profonda si trascina da mesi e il sindaco Cennamo, lontano dalla sua città da otto lunghi mesi a causa di una malattia, ha cercato in tutti i modi di rattoppare, finendo poi per essere abbandonato, da solo al suo destino, proprio dai suoi falsi fedelissimi.
In questi lunghi mesi, infatti, i cetraresi hanno assistito alla politica trasformista e dei “giri di valzer”, in particolare, dell’ex vicesindaco Tommaso Cesareo, della ex consigliera di minoranza Gabriella Luciani, confermata presidente del Flag, al posto dell’ex presidente del consiglio comunale Giovanni Rossi (poi passato all’opposizione), al rafforzamento di Forza Italia, diventato il partito più forte di una colazione, che nei fatti, non esiste più da tempo.
Il partito di centrodestra si è rafforzato al punto da essere il più forte tanto da mettere in minoranza il Pd partito del sindaco barattando il suo sostegno a una nuova maggioranza a patto di defenestrare la vicesindaca Barbara Falbo e nominare al suo posto Tommaso Cesareo e Gabriella Luciani assessore.
Ma i vari tentativi del sindaco di trovare un compromesso con Fi sono saltati per l’opposizione del segretario Pd, Gaetano Bencivinni, costringendo Cennamo a chiedere aiuto alle minoranze, facendo appello al senso di responsabilità, per formare un governo cittadino e continuare a intascare le indennità di sindaco e di assessori fino alla fine della consiliatura nel settembre 2025.
Ma il tentativo si è risolto in un nulla di fatto per la ferma opposizione delle minoranze contrarie a fare da stampella alla traballante coalizione.
Il tutto sotto gli occhi di una comunità devastata dal degrado economico, politico e sociale, oppressa per le conseguenze di un dissesto dichiarato troppo presto, senza prima valutare un’alternativa alle disastrose conseguenze per i cittadini.
E in tutto questo la criminalità organizzata approfittando della gestione caotica, approssimativa e pasticciona del paese, si muove indisturbata e accresce il suo potere tenendo una città sotto scacco.
Ma cosa accadrà ora che il bilancio non è stato votato nei termini di legge? L’art. 1 del decreto-legge 22 febbraio 2002 n.13, convertito in legge 24 aprile 2002 n.75, stabilisce che: “quando il consiglio non abbia approvato nei termini di legge lo schema di bilancio predisposto dalla giunta, il prefetto assegna al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a venti giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all’amministrazione inadempiente e inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio”.
Poi la parola passerà ai cetraresi che potranno, finalmente, voltare pagina e scegliere di nuovo da chi essere governati e stavolta, si spera, che siano amministratori veramente competenti, ma soprattutto, che siano attaccati al bene del paese e non alla poltrona.
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