VIBO VALENTIA – «La decisione del Consiglio dei ministri sciogliere l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia per infiltrazioni mafiose evidenzia, in modo incontrovertibile, come nonostante il susseguirsi negli anni di commissari straordinari, l’opera di bonifica da illegalità e cattiva amministrazione non sia stata tale da imprimere quella necessaria riforma profonda nel sistema di gestione della sanità pubblica in questo territorio difficile».
È quanto afferma Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo. «È evidente che il sistema sanitario vibonese continua a vivere in uno stato di precarietà e inefficienza su cui è arrivato il momento che lo Stato intervenga senza ulteriore differimento».
L’Azienda sanitaria vibonese, «in cinque anni ha visto l’alternarsi di ben cinque commissari, di cui due part-time. Questa situazione di precarietà ha favorito il graduale smantellamento del sistema sanitario pubblico, a causa di una governance debole e incapace di adottare le misure urgenti e straordinarie richieste dal contesto critico vibonese – ha detto ancora Scalese – e soprattutto diventato permeabile a collusioni mafiose e malagestione politica con ricadute sul diritto alla salute dei cittadini e della professionalità dei medici».
E, ancora: «Auspichiamo che la commissione straordinaria, con il sostegno delle forze politiche, sociali e istituzionali, possa ristabilire il necessario governo della sanità pubblica, imprimendo un risanamento profondo e arginando ogni condizionamento da parte di organizzazioni criminali o centri di potere che perseguono interessi privati».
Infine: «Non è più accettabile giustificare lo stato attuale con il passato. La sanità calabrese è un sistema che non funziona e questo è il risultato dell’inerzia di chi, negli ultimi anni, non ha adottato misure adeguate a mettere in sicurezza il settore. Ci auguriamo – conclude il segretario generale della Cgil Area Vasta – che i 18 mesi di commissariamento non si traducano in un altro vuoto di potere, ma portino a un intervento radicale per ristabilire la legalità e l’efficienza della sanità pubblica».
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