CATANZARO – Ieri in III Commissione Consiliare Sanità, è stato udito l’avvocato Luca Muglia, Garante regionale dei diritti delle persone detenute, con cui è stata affrontata la condizione delle carceri calabresi, argomento di cui mi l’avvocato penalista Sabrina Mannarino, oggi consigliere regionale e membro della commissione, si occupa da più di trent’anni.
Si è analizzata la relazione semestrale (gennaio/giugno 2024) redatta dallo stesso Garante, che ha evidenziato le criticità comuni a tutte le realtà carcerarie: il sovraffollamento; le condizioni strutturali e sanitarie; la carenza di personale di polizia penitenziaria e di funzionari giuridico-pedagogici, ma anche di mediatori linguistico-culturali.
«I progressi rilevati – spiega Sabrina Mannarino – nonostante la persistenza di alcune carenze, riguardano la Sanità penitenziaria, passi in avanti ottenuti grazie alle costanti interlocuzioni dei direttori degli istituti con il Dipartimento Tutela della Salute (in particolare con il Settore Assistenza territoriale – salute nelle Carceri) e con il Sistema delle emergenze urgenze, i quali hanno permesso alla Regione di intervenire con azioni mirate in aree sanitarie di Istituti penitenziari aventi maggiori criticità.
In Regione Calabria si stanno sviluppando una serie di attività che hanno ad oggetto la programmazione e la realizzazione di un sistema integrato di interventi con i servizi sociali, al fine di riabilitare il detenuto all’interno della struttura carceraria e permettergli un futuro reinserimento nella società a pena completamente espiata.
Questa linea d’azione rispecchia il principio del doppio binario vigente nel nostro sistema penale, secondo cui la pena, oltre che punire, deve essere improntata sulla riabilitazione del soggetto.
Ruolo importantissimo sta svolgendo, inoltre, la cabina di regia unica, strumento di governance territoriale volto a garantire l’integrazione dei servizi socio-sanitari e di inclusione socio-lavorativa dei detenuti, istituita dalla Giunta regionale con Drg n.670/2022 (Azione Welfare).
Da rilevare, a tal riguardo, è l’attività dell’osservatorio regionale permanente sulla Sanità penitenziaria, congiuntamente a quella che svolge il tavolo tecnico regionale sulla sanità penitenziaria (istituito con decreto dirigenziale n.4820/2022), avente funzioni sia consultive che di proposta sulla risoluzione delle problematiche.
Attenzione particolare, poi, merita il Protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia e il Settore Welfare della Regione Calabria per la realizzazione di interventi di reinserimento socio-lavorativo delle persone in esecuzione penale nel territorio calabrese.
La nostra indagine ha messo in evidenza la necessità di prevenire i suicidi, conseguenza diretta del sovraffollamento, adottando il Dca n.164/2022 mediante il quale è stato approvato il Piano regionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti e il protocollo operativo regionale per la prevenzione del rischio auto lesivo e suicidiario nei servizi residenziali minorili del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di comunità.
Si è provveduto ad aprire un modulo di 20 posti Rems a Girifalco mentre è in corso l’iter amministrativo per l’approvazione del documento “Linee di indirizzo Regionale per la salute mentale e dipendenze patologiche in carcere”, già validato dalla struttura commissariale dell’osservatorio permanente sulla sanità penitenziaria.
Numerosi, poi, sono i progetti sperimentali realizzati con fondi regionali e conclusi presso vari Istituti penitenziari quali la Laureana di Borrello; la Casa Circondariale “G.Panzera” di Reggio Calabria; l’Istituto penale minorile di Catanzaro; l’Ufficio Interdistrettuale di esecuzione Penale Esterna (Uepe).
La commissione ha aggiornato il proprio lavoro con l’impegno di predisporre una relazione da inviare alla Giunta regionale e al Governo centrale per la determinazione di competenza.
Concludo dicendo che la nostra Regione, reduce da anni di totale disinteresse delle precedenti autorità politiche, sta perseguendo un percorso oculato incentrato sul miglioramento della condizione dei detenuti.
È importante attuare una strategia tesa a riabilitare il condannato, consentendogli di accedere a una formazione professionale specifica che abbia la finalità di reinserirlo concretamente nel mondo del lavoro ed evitare, così, di reiterare attività delinquenziali», conclude l’avvocato Sabrina Mannarino.