PAOLA (Cs) – Un defibrillatore “indossabile” da portare sotto la camicia, pronto ad attivarsi e a salvare la vita in caso di aritmie potenzialmente mortali.
Un paziente è stato sottoposto a posizionamento di questo particolare defibrillatore nell’Uoc Utic Cardiologia dell’Ospedale S. Francesco di Paola. Per il Tirreno cosentino si tratta di una novità assoluta nel proteggere dal rischio di morta cardiaca improvvisa.
«La stratificazione del rischio di morte cardiaca improvvisa (SCD) e la gestione ottimale dei pazienti con rischio a lungo termine, costituiscono temi di grande rilevanza clinica», ha spiegato la direttrice dell’Uoc Utic Cardiologia, Maria Teresa Manes.
Esistono infatti «numerose condizioni in cui il rischio di morte aritmica è solo transitorio. I pazienti con ridotta funzione sistolica del ventricolo sinistro, ad esempio, hanno un rischio molto alto, che tuttavia si riduce molto, in coloro che vanno incontro ad un recupero contrattile. Per molti di loro dunque, il rischio aritmico è solo temporaneo ed è molto importante proteggere i pazienti mentre vengono attuate misure ed introdotte terapie, che possono portare ad un miglioramento della funzione sistolica, (terapia farmacologica per l’insufficienza cardiaca, rivascolarizzazione coronarica e altri approcci terapeutici causali per altre condizioni), magari uscendo così dall’indicazione ad un defibrillatore cardiaco impiantabile».
La morte improvvisa «è una morte inaspettata, ed è solitamente causata da una tachiaritmia ventricolare ad elevata frequenza o da una fibrillazione ventricolare (FV). La tempestività d’intervento in caso di arresto cardiaco da causa aritmica costituisce un fattore essenziale nel favorire il ripristino del ritmo e del circolo, e il tentativo di assicurare un rapido accesso alla defibrillazione precoce, costituisce una delle più importanti sfide sanitarie per contrastare la morte aritmica.
In termini di prevenzione della Scd, «molto è stato fatto con l’implementazione dei defibrillatori automatici esterni negli spazi pubblici. Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che l’esito finale dei pazienti rianimati al di fuori dell’ospedale, è ancora lontano dall’essere soddisfacente. I tassi di sopravvivenza, attuali sono infatti descritti come inferiori all’8%».
Protagonista di questa grande novità per il Tirreno Cosentino è una paziente affetto da scompenso cardiaco con severa disfunzione ventricolare sinistra e tachiaritmie ventricolari in assenza di coronaropatia, quindi una paziente ad elevato rischio di Morte cardiaca improvvisa sottoposta a posizionamento del Life-Vest da parte degli elettrofisiologi dell‘ UO Emilio Vanzillotta e Susanna Cassano con il team infermieristico dedicato.
«È chiaro – continua la direttrice dell’Uoc – che la terapia farmacologica da sola non fornisca una protezione sufficiente contro le aritmie potenzialmente pericolose per la vita soprattutto all’inizio della presa in carico del paziente; era quindi fondamentale trovare un modo per proteggerla dal rischio di morte improvvisa in attesa di valutare se potesse migliorare le condizioni cliniche».
Secondo le vigenti linee guida europee e americane è necessario aspettare un lasso di tempo variabile dai 40 ai 90 giorni, in terapia medica ottimale, per valutare con maggior precisione il rischio aritmico del paziente con iniziale diagnosi di disfunzione sistolica.
Si è optato quindi per una nuova soluzione: il defibrillatore indossabile “LifeVest” che, diversamente da un defibrillatore cardiaco impiantabile definitivo, è indossato come una canotta e non impiantato nel torace.
«Questo dispositivo ci ha permesso di mettere immediatamente in sicurezza la paziente e di avere il tempo necessario per valutare il rischio di aritmia a lungo termine, prima di procedere all’eventuale impianto di un defibrillatore definitivo».
I defibrillatori indossabili sono dispositivi comodi da portare, non implicano alcuna operazione chirurgica invasiva e sono facili da rimuovere una volta che il rischio aritmico viene meno. Questo dispositivo consta in una cintura di elettrodi montata su un corpetto che si indossa sotto i vestiti è in grado di riconoscere aritmie potenzialmente pericolose e, nel caso sia necessario, di erogare uno shock di defibrillazione per ripristinare il normale ritmo cardiaco. Il sistema, controllato da remoto, permette dunque ai medici di monitorare il paziente a distanza.
Quando il dispositivo viene consegnato all’assistito, questo viene correttamente addestrato al suo utilizzo. Nel caso si verificasse una situazione di emergenza il dispositivo eroga una serie di allarmi vocali, sonori e vibrazionali che permettono al paziente di comprendere cosa sta accadendo: se è in corso un’aritmia pericolosa per la vita e il paziente perde coscienza, il dispositivo è in grado di erogare uno shock di defibrillazione automaticamente senza l’intervento degli astanti.
«Il defibrillatore indossabile (WCD), rappresenta un validissimo strumento temporaneo e non invasivo per il monitoraggio e la terapia delle aritmie nei pazienti ad alto rischio di SCD, e ci ha permesso, conclude il primario dell’U.O.C. UTIC-Cardiologia dello spoke Paola – Cetraro – di dimettere la paziente in tutta sicurezza».
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