CATANZARO – «Una vera e propria discriminazione si perpetua da anni, a danno dei dirigenti sanitari, non medici, in materia di specializzazioni».
La consigliera regionale del Partito democratico, Amalia Bruni, nei giorni scorsi ha depositato in merito una interrogazione con richiesta di risposta scritta.
Si tratta di una problematica che «non solo mette in luce le disparità tra le diverse figure professionali nel campo della sanità, ma solleva interrogativi importanti sul futuro della dirigenza sanitaria in Italia».
Il Decreto Legislativo n. 502 del 1992 stabilisce che «l’accesso alla Dirigenza Sanitaria è subordinato alla specializzazione. Questo implica che i professionisti della salute, quali biologi, chimici, farmacisti, psicologi e veterinari, devono completare un percorso di formazione specifico per poter accedere a posizioni di responsabilità – si legge nell’interrogazione -. Con la Legge 266 del 2005, l’Italia ha recepito una direttiva europea che prevede il compenso per i tirocini di specializzazione esclusivamente per l’area medica».
Tuttavia, questa normativa «ha avuto l’effetto collaterale di escludere i professionisti non medici da qualsiasi forma di indennità durante il loro percorso di specializzazione, creando una discriminazione ingiustificata e penalizzante».
Nonostante gli sforzi di diverse forze politiche e la presenza di disegni di legge in discussione al Parlamento, «la situazione non è ancora cambiata. Negli ultimi anni, le regioni hanno tentato di intervenire autonomamente per garantire indennità agli specializzandi non medici, utilizzando eventuali fondi residui dalle borse di studio non utilizzate. Tuttavia, tali iniziative sono state sporadiche e insufficienti a risolvere il problema sistemico», spiega ancora Bruni.
Per l’annualità 2024, «delle 15.256 borse di studio disponibili per specializzazioni mediche, solo 11.392 sono state assegnate, il che corrisponde a un tasso di assegnazione del 75%. Questo risultato sottolinea ulteriormente l’assurdità della situazione, dove la dirigenza sanitaria non medica rimane esclusa dalle opportunità di formazione e indennità».
In questo contesto, l’interrogazione rivolta dalla consigliera Bruni al presidente della giunta regionale si incentra su tre punti fondamentali: «si chiede di conoscere l’ammontare dei residui accumulati negli anni da borse di specializzazione finanziate dalla regione; si domanda se la Giunta intenda destinare tali residui e ulteriori risorse finanziarie a borse di specializzazione di area ‘non medica’. Ed infine si sollecita una risposta riguardo alle iniziative che la Giunta intende assumere, in particolare nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, per affrontare questa discriminazione e garantire pari opportunità a tutti i professionisti della sanità».
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