REGGIO CALABRIA – «Pur non esistendo trasferimenti statali per gli enti locali dedicati all’abbattimento del divario digitale, la Città Metropolitana potrebbe pensare di utilizzare i fondi comunitari, riservati alla digitalizzazione dei servizi, per pianificare forme di affiancamento alle persone ultra 60enni nell’uso dei nuovi dispositivi elettronici e del Sistema pubblico di identità digitale».
Il sindaco metropolitano, Giuseppe Falcomatà, ha accolto con favore gli spunti emersi dal dibattito “Gli anziani nell’era digitale”, promosso dalla Spi-Cgil.
Nella sala “”Gilda Trisolini” di Palazzo Alvaro, il confronto su un tema di strettissima attualità, ha coinvolto anche
Mimma Pacifici, Rosetta Melidoni e Gregorio Pititto per la Cgil, l’assessora al Welfare del Comune di Reggio Calabria,
Lucia Nucera, e Lucia Di Furia, direttore generale dell’Asp reggina.
«L’idea non è affatto peregrina – ha aggiunto il sindaco Falcomatà – ed insieme ai tecnici dell’Ente studieremo il percorso migliore per costruire pratiche di buona amministrazione in grado di mettere, ognuno, nelle condizioni di non sentirsi solo in mezzo all’oceano digitale».
A dire il vero
«ci sono state delle novità, anche recenti, sull’uso, per esempio, dello Spid. Il Governo, infatti, ha introdotto la possibilità di delegare, ad un parente o un congiunto, l’utilizzo dell’identità digitale. Francamente,
mi sembra più una sorta di palliativo rispetto all’attuazione, concreta, di politiche che consentano l’uso diretto di uno strumento così delicato.
Servono, dunque, politiche di governo più efficaci mettendo anche gli enti locali nella condizione di poter fare di più».
E, ancora: «Siamo stati molto contenti del convegno promosso dalla Spi-Cgil – ha proseguito – perché viviamo un momento nel quale le tecnologie mirano a rendere migliore la qualità della vita delle persone ed a semplificare procedure che, spesso, richiedono molto tempo e fatica, ma si scontrano col grande limite di escludere chi rimane, per diversi motivi, fuori da questo processo».
E’ un incontro che «vuole essere una presa d’atto del mondo che sta cambiando sempre più velocemente e se la tecnologia non la possiamo rifiutare, tanto meno possiamo pensare di subirla accettando passivamente le conquiste del mondo digitale. Lo dobbiamo fare, però, in un contesto geopolitico che non ci deve fare dimenticare come la Calabria sconti un ampio divario digitale che, se negli ultimi anni si è accorciato per gli investimenti sulla rete e sulla fibra, si inserisce in quella che è la regione più povera d’Europa».
Dunque, «chi propone soluzioni facili o semplici a problemi complessi e radicali, è evidente che non comprende bene che
ci troviamo in una terra con altissimi indici di povertà. Serve, quindi, che si lavori tutti nella stessa direzione con la consapevolezza che,
nella regione più povera d’Europa, il divario digitale è uno dei problemi da affrontare».
Purtroppo «l’accesso ad internet non è stato governato e, tranne quelli che lo hanno rifiutato, ci siamo trovati in mare aperto, spesso senza un appiglio, sapendo di dover galleggiare o imparare a nuotare in orizzonti dove nessuno ti dice ciò che è vero o falso. Ed è così che sono nate le nuove truffe e si è generato un grande caos anche per chi, nella vita, pur avendo superato tante difficoltà, pensava di poter gestire facilmente pure il mondo di internet».
Ecco che diventa importantissimo «immaginare programmi di affiancamento sull’approccio e sull’uso delle novità digitali, nel mentre incombe persino l’intelligenza artificiale. Siamo pronti a lavorare anche per contestualizzare questo tipo di intervento all’interno del nostro territorio comunale e metropolitano, dove l’incidenza della popolazione ultra 60enne è sicuramente da tenere in forte considerazione. L’obiettivo, infatti, è sempre quello di garantire e consentire il più alto livello di partecipazione alla vita democratica cittadina».
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