AMANTEA (CS) – «La partecipazione alla cerimonia d’investitura del mastro giurato, che ha di fatto inaugurato l’edizione 2024 della Fiera di Ottobre, va inquadrata nell’ambito di un atto solidale di rispetto e di amicizia che si è inteso manifestare nei confronti della comunità di Amantea».
E’ questa la dichiarazione congiunta dei sindaci di Aiello Calabro, San Pietro in Amantea, Cleto, Lago, Serra Aiello, Belmonte Calabro, Fiumefreddo Bruzio, Longobardi sulla partecipazione alla cerimonia di inaugurazione della Fiera di Ottobre, edizione 2024, di Amantea-
Un evento che, per amore verso i comuni amministrati e verso la comunità di Amantea ha spinto i sindaci ha tendere la mano, ancora una volta, al sindaco Vincenzo Pellegrino, invitandolo a confronto democratico per il bene di tutti.
«Ancora una volta – evidenziano Luca Lepore (Aiello Calabro), Enzo Scanga (Lago), Gioacchino Lorelli (San Pietro in Amantea), Roberto Veltri (Belmonte Calabro), Antonio Costabile (Longobardi), Carmine Bruno (Fiumefreddo Bruzio), Armando Bossio (Cleto), Antonio Cuglietta (Serra Aiello) – abbiamo scelto di seguire la strada della collaborazione, certamente più impervia e complessa da costruire, rispetto a quella dello scontro istituzionale che in questi ultimi mesi abbiamo subito».
Nonostante «le recenti frizioni che si sono verificate presso l’ufficio dell’Ambito territoriale sociale 3, in qualità di sindaci del comprensorio, abbiamo confermato con orgoglio la presenza alla storica Fiera di Amantea. Abbiamo partecipato a questa ultra centenaria tradizione, come sempre fatto in passato: a fianco della gente senza alcuna esitazione».
Una presenza da intendersi «come tributo alla storia di questa città e ai suoi cittadini, che da sempre hanno contribuito a rafforzare i legami tra i nostri territori. Partecipare alla Fiera di Ottobre significa dunque riconoscere e celebrare l’identità di una comunità che ha dato tanto alla cultura e all’economia del comprensorio».
L’auspicio è che «questa atmosfera, certamente tesa e non allineata ai canoni del dialogo e della cooperazione che ha sempre contraddistinto le comunità del Basso Tirreno cosentino, possa dissolversi e restituire lo giusto spazio alla democrazia, intesa come partecipazione e non come imposizione».
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