CASSANO ALLO IONIO (CS) – «Due notizie recenti hanno catturato la nostra attenzione. La prima, diffusa dall’Istat, riguarda il nuovo record negativo per le nascite in Italia: nel 2023 sono nati poco più di 6 bambini ogni mille residenti. Un dato particolarmente accentuato nel Sud Italia e nei piccoli Comuni come il nostro, dove la crisi occupazionale e la carenza di servizi spingono sempre più persone a emigrare, contribuendo a un crollo della natalità, la seconda notizia proviene da Ance Calabria, che ha lanciato un allarme riguardo ai lavori del Pnrr, denunciando il rischio che si trasformino in una “fabbrica di incompiute”, con progetti che potrebbero non essere mai portati a termine».
Esordisce così l’associazione politico-culturale ArticoloVentuno in una nota stampa.
«In questo scenario – si legge ancora nel documento – emerge la notizia annunciata con grande enfasi che il Comune di Cassano ha ottenuto un finanziamento per costruire 5 nuove mense scolastiche con fondi Pnrr, che si aggiungono alle due già esistenti, portando il totale a 7 mense sul nostro territorio comunale».
Ma la domanda sorge spontanea: «ha davvero senso continuare a costruire scuole e mense in un Comune dove la popolazione scolastica è in continuo calo?».
Spesso «si fatica persino a formare le classi, con la conseguente perdita di autonomie scolastiche. Perché investire risorse pubbliche in opere che, se completate, rischiano di rimanere inutilizzate, soprattutto considerando il trend demografico che indica una futura carenza di studenti?».
Va chiarito che «non si sta mettendo in discussione la necessità di edifici scolastici sicuri per i nostri ragazzi, ma davvero tutte le scuole del Comune di Cassano erano così inadatte da essere letteralmente rase al suolo e ricostruite?».
Perché «non si è tenuto conto del fatto che nel corso degli anni ci sono stati degli interventi (e dunque somme di euro investite) sulle strutture scolastiche? Una programmazione lungimirante non può ignorare questi segnali».
Realizzare opere pubbliche «solo per “mostrare che si fanno cose” o per assegnare commesse agli amici non è sostenibile. Chi ha vissuto gli anni ’80 ricorderà che, sotto la guida della stessa classe dirigente pseudo socialiste di oggi, si adottò una politica massiccia di opere pubbliche: si costruirono scuole, strade e impianti di illuminazione in ogni frazione».
Molte di quelle opere, «realizzate con mutui della Cassa Depositi e Prestiti, si trasformarono molto presto in cattedrali nel deserto, e sono ancora sotto gli occhi di tutti».
I politici di allora «ne trassero vantaggio per le loro carriere, ma lasciarono il Comune in un dissesto finanziario di decine di miliardi di lire, che ha pesato per oltre vent’anni sulle spalle della comunità e compromesso pesantemente lo sviluppo».
Oggi, «è vero, le nuove scuole e mense non vengono finanziate con mutui comunali, ma con fondi Pnrr. Tuttavia, il Pnrr è pur sempre un debito che lo Stato ha contratto con l’Europa e che si dovrà comunque restituire».
Dunque, «perché investire milioni in opere che rischiano di non essere utili o che, peggio ancora, potrebbero trasformarsi domani in costi di gestione per le casse comunali? Senza contare i rischi segnalati dalle associazioni di categoria, come i ritardi nei pagamenti da parte dello Stato, che costringono i Comuni per finire i lavori entro i tempi imposti a ricorrere ad anticipazioni di cassa, esponendosi a potenziali pericolosissimi squilibri di bilancio».
Il Comune di Cassano «non avrebbe dovuto rinunciare ai fondi del Pnrr, ma nemmeno sprecarli come sta facendo. Se da un lato è positivo che l’Amministrazione abbia creato un team di tecnici, dall’altro sarebbe stato saggio concentrarsi su progetti realmente utili per la comunità e capaci di rigenerare il territorio. Invece, si è scelto di investire in nuove scuole e mense che rischiano di rimanere vuote, in assenza di giovani che possano beneficiarne (senza considerare il palazzetto dello sport, addirittura finanziato con un mutuo) o ancora peggio in marciapiedi e piazzette spacciati per interventi di rigenerazione urbana».
Inoltre, «nessuno dei progetti del Pnrr è stato condiviso con la comunità. Non sono frutto di un processo partecipativo, ma di decisioni calate dall’alto, prese dal Sindaco e dalla sua squadra, che poi devono essere accettate senza alcuna discussione».
«Milioni di euro – che avrebbe potuto ridisegnare questo paese – vengono spesi con troppa facilità in opere che piacciono solo agli amministratori, senza una visione chiara e consapevole».
Ad esempio, in tema di scuole, «si sarebbe potuto progettare un unico grande polo scolastico, moderno e accessibile, una sorta di mini-campus all’avanguardia che avrebbe accompagnato gli studenti in tutte le fasi del loro percorso formativo».
Un’idea simile, «oltre a essere più innovativa e sostenibile, avrebbe favorito anche la socializzazione tra i giovani del Comune, abbattendo le inutili divisioni tra le varie frazioni».
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