REGGIO CALABRIA – «Condivido l’analisi del professore Gianfranco Viesti pubblicata sul suo libro, ossia quella di correre il rischio di avere un ‘Paese Arlecchino’, un termine che fotografa quello che può accadere in Italia conseguentemente all’Autonomia differenziata voluta da questo governo di centrodestra».
Un Paese Arlecchino nel quale «la parte più a Sud non ha, però, la varietà di colori e risorse rispetto alle regioni più ricche e fortunate del Nord che diventerebbero piccoli Stati, andando a minare concretamente quel principio di unità e solidarietà nazionale prevista dalla nostra Costituzione».
Così il sindaco metropolitano di Reggio Calabria, partecipando alla presentazione del libro ‘Contro la secessione dei ricchi’ di Gianfranco Viesti, promossa dal Touring Club Italiano di Reggio Calabria, Rhegium Julii, Digies dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

All’incontro erano presenti anche il vicesindaco metropolitano Carmelo Versace, il consigliere metropolitano Giuseppe Marino e il consigliere comunale Francesco Barreca.

«Il dibattito sull’Autonomia differenziata – ha detto Falcomatà – è uscito fuori dalle stanze, finendo sulle strade e piazze che dove si sono svolte iniziative, quali quella della raccolta firme, che ha messo in luce quanto sia percepito il pericolo collegato a questo argomento. Un pericolo che sta diventando di interesse per un numero sempre crescente di cittadini, lo dice il numero di firme raccolte in poco tempo per la richiesta di referendum. Lo dice anche il luogo geografico dove la raccolta firme ha avuto maggiori numeri, soprattutto al Nord, con una comunità che ha compreso quanto avere un Paese a due velocità sia un danno anche per chi si trova nelle migliori classifiche economiche. La battaglia sul referendum ci deve vedere tutti protagonisti, coinvolgendo più cittadini possibili ad una sana partecipazione».

Nelle scorse settimane in giunta comunale «abbiamo approvato l’avvio dei lavori per la realizzazione di altri tre asili nido in città. A Reggio Calabria siamo partiti, nel 2014, da zero posti per arrivare a 355. Qualcuno potrebbe pensare che siamo stati bravi ad utilizzare le risorse che ci ha trasferito lo Stato, come avviene in altre città d’Italia. Ma non è così, perché questo risultato lo abbiamo ottenuto senza interventi dello Stato, perché quando si è fatta la fotografia di quelli che erano i servizi esistenti nelle città, la famosa spesa storica, essendo zero la quota di quel servizio, ha stabilito che dovevano essere a zero per sempre. Ritengo che sia giusto e corretto che si utilizzino bene le risorse, ma è anche giusto che tutti i territori e le città partano dalle stesse condizioni di partenza».

E, ancora: «Noi oggi ci scontriamo con una realtà a due facce – ha evidenziato Falcomatà – abbiamo le risorse che ci giungono dall’Europa con i fondi di Coesione, il Pnrr che incidono sui servizi, infrastrutture collegate ai servizi. Di contro, però, in una parte di Paese questi servizi vengono garantiti da trasferimenti statali, in continuità e certezza di risorse che offre anche maggiore programmazione».

In altre realtà «sono garantiti da risorse esterne al bilancio dello Stato che però hanno un orizzonte temporale legato alla programmazione comunitaria che diventa un punto interrogativo. Il rischio è che questo punto interrogativo, questa Autonomia differenziata lo faccia diventare esclamativo, in senso definitivo».
Infine: «La battaglia sull’Autonomia differenziata – ha concluso – ci dovrebbe vedere tutti pienamente consapevoli e protagonisti, a prescindere dalle casacche politiche che indossiamo ai vari livelli, in favore dello sviluppo di questo territorio».
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