COSENZA – Domani, giovedì 7 novembre, alle 17, al Royal Hotel di Cosenza, si terrà un’assemblea cittadina organizzata dal Comitato di Cosenza “No alla fusione”.
Del comitato fanno parte, oltre a personalità politiche, anche gruppi cittadini, comitati e associazioni, tra cui Giardini di Eva e Mediterranea Media.
Interverranno Battista Sangineto, Nadia Gambilongo, Sergio Nucci, Franco Salatino, Francesco Intrieri e Paolo Veltri.
I lavori saranno moderati dal giornalista Filippo Veltri.
In questi giorni, nell’area urbana, il tema della fusione dei comuni è diventato finalmente centrale.
La scorsa settimana si è tenuta la prima riunione di coordinamento a Cosenza di tutti coloro che hanno deciso di fare fronte comune per dire no ad una fusione dei comuni «condotta in maniera antidemocratica».
«Domani sarà importante mettere in evidenza che la fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero – fanno sapere i promotori del comitato – non nasce da un percorso condiviso e maturato tra i cittadini dell’area urbana, non è espressione dalla volontà e delle decisioni delle comunità interessate, ma è il frutto di una scelta scellerata calata dall’alto con una decisione assunta dalla Regione Calabria del tutto incostituzionale che ha esautorato dalla possibilità di scegliere le amministrazioni comunali.
Da tutto questo i cittadini e i comuni si sono dovuti difendere con la carta bollata presentando ricorsi al Tar (a breve si saprà come si determinerà rispetto al referendum).
La legge regionale 15/2006 ha esautorato i comuni dal potere, garantito dalla costituzione, di decidere sul proprio territorio e sulla comunità d’appartenenza; di fatto, cancellando la possibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali di unione tra gli stessi, di avviare una programmazione partecipata e di individuare i tempi e i modi per arrivare alla realizzazione di una comunità variegata, ma condivisa tra i comuni interessati, che sono con molta evidenza non soltanto Cosenza, Castrolibero e Rende.
Esistono e sono potenzialmente interessati al processo di unione anche le realtà della cintura a Sud di Cosenza e l’area collinare, ad esempio Mendicino, nonché il Comune di Montalto. È necessario, pertanto, allargare la consultazione e la partecipazione con tempi necessariamente più lunghi e democratici.
Si è preferito, invece, avviare un tentativo di fusione a freddo ai limiti dell’alchimia amministrativa, su cui i comuni e i comitati dei cittadini hanno presentato ben quattro ricorsi.
Inoltre, non esiste un progetto condiviso che fotografi l’esistente e prefiguri un’area urbana allargata con un piano urbanistico, del verde, del traffico, dei trasporti degni di questo nome. Non è dato sapere – e rimane un mistero – cosa si farà dopo la fusione e come lo si realizzerà.
Progetti di cementificazione e di impermeabilizzazione del suolo incombono, mentre i cambiamenti climatici ci dicono chiaramente che dobbiamo cambiare direzione. Si dice, per la verità senza cognizione di causa, che la fusione porterà vantaggi economici ai comuni, ma le cifre non sono attendibili, non ci sono studi socioeconomici che le avvalorino, gran parte dei docenti dell’Unical sono sbigottiti di fronte a un disegno di fusione senza studi e proiezioni, e le dichiarazioni del rettore lasciano il tempo che trovano.
L’area Sud di Cosenza e il suo prezioso centro storico da tempo sono dimenticati e in degrado, bisognerebbe riportare Cosenza al centro di un progetto; invece, viene ignorata la sua storia e la fusione renderebbe il suo ruolo ancor più marginale rispetto allo sviluppo dell’area Nord.
Non esiste un progetto condiviso sui servizi sociosanitari. Mentre l’Ospedale dell’Annunziata attende di essere potenziato con risorse e personale, nel frattempo si avviano altri studi di fattibilità. È necessario fare comunità con una progettazione partecipata dal basso, di questo si discuterà nell’assemblea cittadina aperta a tutte-i».