CATANZARO – La segreteria regionale dell’Associzione nazionale Libera Caccia – Francesco Rizzuto (Cosenza), Giovanni Strangis (Catanzaro), Antonino Ventre (Reggio Calabria), Vincenzo Martino Renda (Crotone), Italo Ianni Palarchio (Vibo Valentia) – fa chiarezza sulla sentenza del Tar Calabria relativa al calendario venatorio, smentendo la tesi di associazioni concorrenti che, a dire di Libera Caccia, mistificherebbero la realtà.
Contestualmente, la segreteria regionale Libera Caccia auspica, per il futuro, maggiore coesione tra le associazioni di categoria.
Ecco la nota stampa di chiarimento:
«Adesso basta, l’Associazione Libera Caccia non può più tollerare il lavoro di mistificazione e di assoluta deformazione della realtà che viene posto in essere da una nota associazione venatoria.
A tal proposito, è necessario porre all’attenzione di tutto il mondo venatorio la vicenda che ha preso spunto da un ricorso amministrativo proposto da alcune associazioni ambientaliste al TAR Calabria.
Con tale atto di impugnazione, esse, in data 30/08/2024, richiedevano la sospensione della delibera regionale con la quale era stato varato il calendario venatorio per la stagione 2024-2025, in particolar modo, con esso, si chiedeva la sospensione della pre- apertura alla Tortora e la chiusura anticipata della caccia ai Tordi.
All’indomani della presentazione del ricorso, effettuato in data 30/08/2024, il TAR Calabria, in un primo momento, rigettava in via cautelare il ricorso rimandando per il merito la discussione ad ottobre del 2024. Effettivamente, l’udienza nel merito si teneva in data 16/10/2024, ma la sentenza veniva pubblicata in data 4/11/2024.
Con essa, il TAR Calabria accoglieva parzialmente il ricorso presentato rigettando la richiesta di sospensione della pre-apertura alla tortora.
Le ragioni alla base di tale decisione sono solo di opportunità, in quanto sarebbe diventata anacronistica poiché avrebbe dovuto sospendere un evento che aveva già esaurito i suoi effetti in data 15 di settembre ossia all’apertura generale della caccia.
Viceversa accoglieva la seconda richiesta formulata disponendo la sospensione del calendario venatorio a partire dal 9 Gennaio 2025, per la sola caccia ai Tordi (Tordo bottaccio, Tordo sassello e Cesena).
Ebbene, è necessario precisare che la pendenza del ricorso citato non è mai stata posta all’attenzione delle altre Associazioni diverse dalla Federcaccia, che hanno appreso della sua esistenza solo all’indomani della pubblicazione della sentenza.
A tal proposito, è necessario chiarire un aspetto procedurale dei ricorsi al TAR, essi devono essere obbligatoriamente notificati ai soggetti che abbiano interessi legittimi nella vicenda, solo che nel caso delle associazioni di categoria è sufficiente notificarlo ad una sola associazione per aver assolto l’obbligo di notifica.
Dalla visione della sentenza abbiamo appreso che il ricorso era stato notificato alla Regione Calabria ed alla Federcaccia ed entrambi gli organismi si sono ben guardati dal rendere partecipi gli altri soggetti interessati dell’esistenza di tale atto.
Non è la prima volta che le restanti Associazioni di categoria riconosciute restano all’oscuro di tutto. Questa prassi consolidata la possiamo definire una cattiva usanza che ormai si è perpetuata nel tempo, prassi di cui non se ne comprende il motivo.
Sarà forse per il legame che Federcaccia ha con alcune associazioni ambientaliste?
Da sempre, la Federcaccia, che è l’unica associazione a cui per prassi vengono notificati i vari ricorsi, non avverte le altre associazioni che con propri legali potrebbero esercitare un atto di intervento a supporto ed a sostegno degli interessi di tutti i cacciatori, venendo meno, quindi, il diritto sacrosanto alla difesa.
Anche perché, quando ne siamo venuti a conoscenza e quindi è stato possibile intervenire, la Libera Caccia è stata la grande protagonista.
Come non ricordare il ricorso al TAR dell’estate del 2017, quando allora, senza indugi e senza badare a spese, conferimmo mandato allo Studio Legale Morcavallo, e si riusciti ad ottenere l’ordinanza cautelare del Tribunale Amministrativo Regionale di Catanzaro che respinse la domanda di sospensione dell’approvazione del calendario venatorio regionale per la stagione venatoria 2017/18.
Fu una GRANDE VITTORIA della Libera Caccia.
In quell’occasione, infatti, prevalse la nostra strategia difensiva, la cui linea era differente dalle altre, e si consentì di fatto a migliaia di cacciatori calabresi di proseguire l’attività venatoria come previsto dal Calendario Venatorio. Con quest’ultimo comportamento, ancora una volta è stato precluso un diritto inviolabile sancito dalla nostra Costituzione.
Un comportamento, comunque, che non è casuale ma è frutto di un ragionamento furbo e soprattutto utilitaristico, in quanto, nel caso in cui il ricorso venga rigettato se ne assume i meriti a scopi propagandistici; viceversa, nel caso in cui il ricorso venga accolto, anche parzialmente, scarica la responsabilità sulle altre associazioni per essere stata la sola a costituirsi in giudizio. A tale atteggiamento noi rispondiamo con fermezza rimarcando la verità.
La sola responsabile della situazione che si è venuta a creare è da ricercare nel fare assolutamente egoistico della Federcaccia, che aveva l’obbligo morale di rendere partecipi della vicenda le altre associazioni, in ossequio al principio di carattere generale che da sempre viene ignorato il quale recita “l’unione fa la forza”.
Il non aver coinvolto il resto del mondo venatorio, ha portato alla situazione attuale dove i soli a pagarne lo scotto sono tutti i cacciatori, a prescindere della loro appartenenza, e le svariate strutture ricettive che proprio nel mese di gennaio ospitano centinaia di cacciatori provenienti da fuori regione e che in questi giorni si sono viste recapitare disdette di prenotazioni.
Con quest’ultimo triste epilogo, per non dire della penosa figuraccia, è finito il tempo in cui la Federcaccia ha giocato a fare la primadonna, facendo il bello ed il cattivo tempo nel gestire il destino di migliaia di cacciatori calabresi.
L’auspicio per il futuro, almeno in queste circostanze, è quello di una maggiore collaborazione tra le varie associazioni, in modo da poter predisporre idonee azioni a difesa della caccia giornalmente minacciata da pseudo associazioni di ambientalisti che non conoscono in maniera adeguata la funzione di utilità sociale svolta dall’attività venatoria per il controllo e la gestione della fauna selvatica.
F.to
COORDINAMENTO DELLE SEGRETERIE PROVINCIALI ANLC DELLA CALABRIA
Francesco Rizzuto (Cosenza) Giovanni Strangis (Catanzaro)
Antonino Ventre (Reggio Calabria) Vincenzo Martino Renda (Crotone)
Italo Ianni Palarchio (Vibo Valentia)