Home Calabria Il business degli interessi moratori: quando l’ASP funge da Banca

Il business degli interessi moratori: quando l’ASP funge da Banca

Le fatture vengono pagate con enorme ritardo fino a mandare in default i bilanci delle Aziende e quelli della Regione

343
0
Una corsia ospedaliera

COSENZA – La sospetta e censurabile pratica degli “interessi moratori” è diventata ormai un vero e proprio business a danno delle Aziende sanitarie calabresi, inclusa l’Asp cosentina.

VUOI FAR FRUTTARE I TUOI SOLDI IN BANCA? MACCHE’, PORTALI ALL’ASP

Ai fornitori che vantano importanti somme di denaro per servizi resi o beni forniti, converrebbe non rivendicare alcun credito, alla scadenza dei tempi tecnici naturali, facendo trascorrere del tempo, al fine di incassare, poi, al momento opportuno, sia il dovuto sia i relativi interessi moratori, infinitamente superiori a qualsiasi tasso di interesse offerto da una banca per un determinato deposito o vincolo in denaro.

Somme da capogiro, dunque.

In tale contesto, come dimostrano gli atti e i fatti, negli ultimi decenni, in Calabria, le Aziende sanitarie hanno funzionato come Istituto di Credito per grosse imprese fornitrici, mandando in default i bilanci pubblici.

“… UNA ENORME MOLE DI INTERESSI MORATORI…”

A titolo d’esempio, al fine di documentare la drammaticità della situazione, si riporta di seguito un brevissimo e molto significativo stralcio di una recente sentenza della Corte dei Conti della Calabria a carico di una delle Aziende sanitarie di questa regione: “… la società omissis vantava, a seguito di cessioni pro soluto, cospicui crediti nei confronti dell’Asp ammontanti”, a una determinata data, a “euro 33.641.073,22 per sorte capitale, e il mancato pagamento dei suddetti crediti aveva generato un’enorme mole di interessi moratori, per un ammontare di euro 22.042.121,83”.

Si, avete capito bene, una “enorme mole di interessi moratori” per oltre 22milioni di euro.

Ecco, dunque, avere un debito con un’Asp calabrese rappresenta un vero e proprio business, ma andiamo avanti.

COME FUNZIONA IL BUSINESS…

Se apriamo un conto in banca per depositare, ad esempio, 1.000 euro, la banca non ci dà alcun interesse significativo. Se, però, questi 1.000 euro li investiamo su un fondo o un’obbligazione, forse riusciamo ad avere garantito un tasso di circa l’1-1,5% e, forse, in tempi migliori, potremmo raccogliere intorno al 3% annuo.

Ciò vuol dire che in un anno incassiamo 9,97 euro per quei 1.000 euro depositati in banca a una percentuale di interesse pari all’1%.

Se, invece, sempre a titolo d’esempio, l’Azienda Sanitaria deve liquidarci una fattura di 1.000 euro e ritarda nell’adempiere ai suoi obblighi, il tasso di interesse moratorio è dell’8%. Ciò vuol dire che, sempre sui nostri 1.000 euro ipotetici, andremo a guadagnare stavolta ben 79,78 euro.

Se, meglio ancora, questi soldini non li rivendichiamo e l’Asp si dimentica di liquidarceli, col trascorrere degli anni gli interessi aumentano in modo importante, moltiplicando il denaro e portando il creditore a mettere a segno il cosiddetto “colpaccio”.

Aumenta tanto, il denaro custodito nel “salvadanaio Asp”, più di quanto aumenterebbero se fosse custoditi in un istituto di credito.

I RITARDI NEI PAGAMENTI, LE DISFUNZIONI I CONTI IN ROSSO

Il ritardo nei pagamenti ai fornitori, da parte delle Pubbliche Amministrazioni e, quindi, Aziende Sanitarie, influenza notevolmente gli equilibri di bilancio, fino a determinarne addirittura il default, mettendo conseguentemente a rischio, nel caso di un’Azienda Sanitaria, la stessa tenuta dei conti della Regione Calabria.

C’è da dire, poi, che gli interessi moratori sembrano essere sottostimati da parte delle Aziende, le quali dovrebbero contabilizzare i rischi derivanti dal ritardato pagamento dei fornitori, fatto che solitamente non viene preso in considerazione, determinando così un pericoloso aggravio dei costi che non risulta presente nelle scritture contabili.

IL BILANCIO E IL PRINCIPIO DELLA “PRUDENZA”

Per questo motivo quando si stila un bilancio occorre rispettare “il principio di prudenza”: secondo cui nella redazione del bilancio di esercizio si deve tenere conto anche dei costi e degli oneri prevedibili ed eventuali…” (interessi moratori e oneri ritardato pagamento).

Le aziende pubbliche devono provvedere a potenziare il fondo rischio per il concretizzarsi del fenomeno degli interessi di mora.

Gli interessi scattano automaticamente, senza necessità di alcuna costituzione in mora, dal giorno successivo alla scadenza del termine per il pagamento.

APPROFONDIAMO MEGLIO LA FACCENDUOLA

Un credito, com’è noto, deve essere certo, liquido ed esigibile.

“Certo” vuol dire che il creditore deve avere degli elementi che dimostrano l’esistenza del credito e il suo diritto a ricevere la somma dovuta. Quindi deve avere un contratto, deve aver consegnato la merce e deve dimostrare che questa merce corrisponde a quanto pattuito.

“Liquido” significa che l’ammontare del credito sia determinato specificatamente.

“Esigibile”: ilcontratto prevede che il debitore paghi solo dopo che siano trascorsi un numero determinato di giorni dall’emissione della fattura. Solo dopo questo termine, il credito sarà esigibile.

Il fornitore ha “l’onere di diligenza”, che consiste nell’invio al debitore di una fattura o una richiesta di pagamento equivalente, con modalità idonee a far risultare il ricevimento degli stessi. Tale problema è stato ormai superato con la fattura elettronica.

LE FATTURE CARTACEE DEGLI ANNI PRECEDENTI

Ma, quindi, ci si chiede: le fatture risalenti agli anni 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, sono sempre dovute, anche se sono cartacee e il fornitore/creditore non le ha richieste?

Dipende da ciò che abbiamo comprato, ma solitamente una fattura che deriva da un contratto di fornitura di beni e servizi si prescrive in 5 anni (in alcuni casi 10). Quindi nel 2023 si prescrivono le fatture precedenti al 2013, se non vengono richieste.

E quindi se il funzionario di turno non si accorge della prescrizione delle fatture cartacee, non legate ad alcun contratto e non registrate in contabilità, che succede?

FATTURE PAGATE NONOSTANTE LA PRESCRIZIONE

C’è la possibilità che vengano pagate anche se prescritte, ad un tasso moratorio dell’8%. Ed anche se la Società oggi non ti richiede gli interessi – magari anche per mera strategia – potrebbe farlo comunque domani per il disagio che gli hai causato per non averlo liquidato nei tempi dovuti.

Le norme sulla fatturazione elettronica, l’Nso, gli obblighi di pubblicità sugli indicatori di tempestività dei pagamenti, Cup, Cig, la programmazione negli acquisti, Siope, Siope+ ed altri accorgimenti favoriscono il controllo necessario nei confronti delle Aziende affinché provvedano a rispettare i vincoli di natura economico-finanziaria.

Le aziende sanitarie ricorrono abitualmente alle anticipazioni di cassa concesse dagli istituti tesorieri per cercare di rispettare i tempi prescritti per la liquidazione delle fatture, con ciò sono comunque costrette a sostenere un costo in più rispetto al dovuto, che devono inserire nel fondo rischio.

Altro aspetto pericoloso della vicenda è il mancato rispetto della tempestività dei pagamenti (art. 33 delD. Lgs. 33/2013) perché oggetto di sanzione, proprio per evitare forme di clientelismo e malversazione o riciclaggio di denaro illecito.

L’Asp di Cosenza con la delibera n. 310 del 16 febbraio 2023 ha individuato quale referente aziendale per il monitoraggio dell’Itp la dirigente Alberta Celestino, reggente dell’Uoc Servizi Finanziari.

Sugli albi pretori delle Asp Calabresi, come anche su quella dell’Asp di Cosenza, notiamo delibere di pagamenti di fatture cartacee risalenti a forniture superiori ai 10 anni; ciò dovrebbe essere sottoposto all’attenzione delle autorità giudiziarie, del responsabile dell’Anticorruzione dell’Asp, da parte dei collegi sindacali (revisori contabili), unitamente a liquidazioni di avvocati, liquidazioni di decreti ingiuntivi.

Apriamo una parentesi: se l’Asp di Cosenza continua ad oscurare, dopo 15 giorni, le delibere e le determine inserite sull’albo pretorio, non offre un buon segnale all’esterno e, comunque, deve considerare che i cittadini sono comunque molto attenti e, se interessati, riescono ad ottenere atti di rilevante interesse pubblico.

Parentesi chiusa. Andiamo avanti

Notiamo che sul sito dell’Asp (sezione amministrazione trasparente), sono riportati i tempi di tempestività nei pagamenti. E nel cogliere l’occasione per complimentarci con le due solerti dirigenti dell’Uoc Gestione Risorse Economiche e Finanziarie, Dott.ssa Annamaria Malavasi e Dott.ssa Alberta Celestino, evidenziamo quanto di seguito:

la dirigente dell’Ufficio Ragioneria dell’Asp di Cosenza, certifica che la medesima Azienda ha provveduto alla liquidazione delle fatture, per l’anno 2022, in 28 giorni, rispetto ai 41,3 giorni del 2021. I tempi sono dunque migliorati notevolmente, anche se ancora molto lontani dai tempi medi delle regioni virtuose (-15, -28 ecc.).

FATTURE PRESCRITTE O NON PRESCRITTE?

Nell’anno 2022 sono state liquidate 694 fatture emesse tra il 2004 e il 2012, complessivamente per 1.792.841,11 euro. L’auspicio è che tutte queste fatture fossero certe, liquide ed esigibili, quindi non prescritte. Oltre agli interessi moratori, com’è noto, a queste somme vanno aggiunti i costi per gli avvocati e per le società di factoring.

Oramai, tutto è tracciato.

Va poi evidenziato che la Regione può gestire direttamente una quota di finanziamento del proprio servizio sanitario, come avviene in Emilia Romagna e in altri territori, dove l’Ente regionale utilizza gli accantonamenti, i residui di bilancio, i fondi resi disponibili tramite decreti governativi e nuove risorse in entrata per chiudere in equilibrio il bilancio delle Aziende Sanitarie.

In quel territorio virtuoso, ossia l’Emilia Romagna, gli assessori regionali Raffaele Donini e Paolo Calvano, a novembre 2022 dichiaravano:

“Anche nel 2022 raggiungeremo il pareggio di bilancio perché attueremo una serie di interventi straordinari che ci consentiranno di recuperare i fondi necessari. … E’ il terzo anno consecutivo che interveniamo con le nostre risorse, per far fronte ai mancati ristori del Governo, che non coprono le spese straordinarie sostenute per contrastare la pandemia. Spese cui si è aggiunto l’aumento del costo dell’energia, per il quale non è previsto ristoro. In tre anni la Regione Emilia Romagna ha speso un miliardo in più per fronteggiare la pandemia” aggiungono “la sanità pubblica deve essere salvaguardata e sostenuta se non vogliamo creare strutture vuote di personale o smantellate, in modo surrettizio, i servizi ai cittadini”.

Cosa ben diversa da ciò che accade in Calabria, dove oramai non ci resta che rivolgerci a santoni e guaritori, i quali sapranno certamente fare meglio, sfruttando l’imposizione delle mani e la forza del pensiero. (g. s.)