CORIGLIANO-ROSSANO (Cs) – «Le nuova e bella stagione che sta finalmente vivendo il complessivo giacimento archeologico sibarita, con il Parco ed il Museo Nazionale della Sibaritide, con tutto quello può e deve essere già visitato ed ulteriormente valorizzato, ma anche e soprattutto con tutto quel patrimonio ancora non svelato perché non scavato o rimasto per decenni in cassette depositate negli archivi, rappresenta un modello di efficace management del patrimonio identitario e culturale dell’intero territorio; un percorso ed un riferimento al quale oggi possono e devono guardare con attenzione ed anche con emulazione la politica e le istituzioni locali di quest’area e della regione».
Ne è convinto Gioacchino Campolo, membro del coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia, complimentandosi col direttore Filippo Demma per aver impresso alla forza di Sybaris, alle tracce del suo impero nella Magna Graecia e ad un aggettivo (sibarita) che oggi viene considerato, insieme al primo brevetto della storia (attribuito sempre al periodo sibarita) uno dei Marcatori Identitari Distintivi (MID) della Calabria, un nuovo metodo di governo ed una nuova prospettiva di sviluppo eco-sostenibile.
Apertura al territorio. Dialogo con le istituzioni. Ri-fuzionalizzazione di spazi espositivi, percorsi esterni e archivi. Ma soprattutto tanta comunicazione strategica e tanto marketing territoriale su scala regionale per una proposta turistico-culturale molto ampia, che va al di là dell’aspetto e dell’interesse strettamente archeologico e che diventa esperenziale.
«Sono questi – continua l’esponente di Fratelli d’Italia – gli ingredienti preziosi ed il vero valore aggiunto di un’intelligente e ragionata azione di riposizionamento messa a in campo con corretta visione manageriale per fare di un bene culturale comune così importante come l’eredità sibarita, un vero e proprio brand-ombrello dell’intera area, un formidabile attrattore per tutta la Sibaritide, dal basso all’alto jonio, dalla Sila Greca all’armeria».
«Il direttore Demma e la sua squadra – aggiunge – stanno trasformando Museo e Parco archeologici in una esperienza turistica, attrattiva e fruibile da target diversi perché completata da una proposta trasversale ed integrativa (si veda ad esempio il concerto straordinario promosso per il 1 Maggio) capace di portare in quel sito visitatori e viaggiatori con motivazioni diverse».
«Siamo – sottolinea – di fronte ad una novità metodologica non di poco conto, non soltanto perché inverte una tendenza ma anche perché può e deve suggerire alle amministrazioni comunali del territorio, in primis a Corigliano-Rossano che è la città più grande, la possibilità di intraprendere percorsi diversi e più utili; sia in termini di efficace utilizzo delle risorse pubbliche, evitando sprechi milionari per eventi effimeri; sia di promozione oltre i confini municipali, per la valorizzazione oggi purtroppo del tutto assente – conclude Campolo – del proprio patrimonio identitario e distintivo: dal Codex Purpureus Rossanensis a San Francesco di Paola, passando per il Patire ed il Castello Ducale, il mistero della tomba di Erodoto a Thurio, San Nilo, il calligrafo Giovambattista Palatino e la liquirizia, soltanto per citare alcuni beni artistici ed alcuni riconosciuti Mid di questa grande Città d’arte».