CETRARO (Cs) – Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha detto “no” a Luca Occhiuzzi, 35 anni, cetrarese l’ultimo latitante di ‘ndrangheta tirrenico.
Sul suo capo pende un mandato d’arresto della Distrettuale antimafia risalente a giugno del 2021 perché accusato di tentato omicidio, lesioni personali ed estorsioni in concorso, ma anche detenzione e porto abusivo di arma da sparo e violenza o minaccia a pubblico ufficiale, il tutto aggravato dal metodo mafioso.
Questo grave quadro indiziario era stato ipotizzato a carico di cinque persone tratte in arresto in quel tempo a Cetraro dai Carabinieri delle compagnie di Scalea e di Paola. Ma Occhiuzzi si rese subito irreperibile, acquisendo poi lo status di latitante. Da allora è “uccel di bosco“.
Difeso dai legali Carmine Curatolo ed Emilio Enzo Quintieri, l’uomo è uscito con le ossa rotte, recentemente, in sede di Tribunale del Riesame.
Occhiuzzi si ritiene abbia aggredito a pistolettate un addetto al servizio di sicurezza in un locale notturno situato lungo la costa dell’alto tirreno cosentino, unitamente al gruppetto di presunti “uomini d’onore” di quel territorio.
Oltre a questo episodio, è stato ricostruito un ulteriore caso avvenuto nel marzo del 2021: uno degli indagati, fermato per un controllo di routine da una gazzella dei Carabinieri, avrebbe rivolto ai militari diverse minacce nel tentativo di spingerli ad evitare la denuncia a suo carico per le violazioni rilevate.
Figlio di Carmine Occhiuzzi detto “Minuccio u Tamarro”, storicamente vicino alla cosca Muto di Cetraro, il 35enne Luca Occhiuzzi ha seguito la stessa scia dei vertici del clan tirrenico, emulando Franco e Gigino Muto, che in tempi passati hanno assaggiato per primi l’ebrezza della latitanza. (g. s.)