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Blitz contro clan Calabria-Tundis, il Sottosegretario: «Lo Stato merita fiducia»

Wanda Ferro: «Smantellati clan particolarmente pericolosi e pervasivi che operavano nell’area del Tirreno cosentino»

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Wanda Ferro

PAOLA (Cs) – «Gli arresti di questa mattina dimostrano che lo Stato merita la fiducia dei cittadini». Lo dichiara in una nota il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (Fdi) commentando l’operazione della Dda di Catanzaro di questa mattina sul Tirreno cosentino tra Paola e San Lucido in cui sono indagate 46 persone, a vario titolo, di cui 37 sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare.

«Ancora un plauso ai carabinieri che con l’operazione ‘Affari di famiglia’ condotta dai militari del Comando provinciale di Cosenza con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – prosegue la sottosegretaria all’Interno Ferro – hanno smantellato due clan particolarmente pericolosi e pervasivi che operavano nell’area del Tirreno cosentino, e che oltre a gestire un proficuo traffico di droga tenevano sotto scacco le attività imprenditoriali del territorio con danneggiamenti ed attentati intimidatori a scopo estorsivo.

E’ stata un’indagine particolarmente significativa perché portata a termine in un contesto territoriale di scarsa collaborazione con le forze dell’ordine e per l’atteggiamento omertoso, evidenziato dagli inquirenti, di testimoni e vittime».

La sottosegretaria Ferro ha anche sottolineato «l’impegno del Governo e del Ministero dell’Interno rispetto alla questione sicurezza nel Tirreno cosentino, ancor più in seguito agli episodi criminali che si sono verificati negli ultimi mesi sui quali ho sollecitato, anche a nome dei colleghi parlamentari, la massima attenzione della Prefettura di Cosenza e degli organismi preposti».

«La misura cautelare di oggi riguarda una ‘ndrina radicata a San Lucido e due associazioni che operano nel traffico delle sostanze stupefacenti: una a San Lucido legata al clan Calabria-Tundis e l’altra a Paola». Ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Capomolla nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso la Procura di Catanzaro in cui sono stati illustrati i particolari del blitz.

 «È una giornata significativa per la Procura – ha proseguito il procuratore Capomolla a causa degli esiti di questa investigazione. L’attività di indagine è caratterizzata dalla disamina delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalle intercettazioni (emblematiche e significative) che hanno permesso di ricostruire una serie di condotte intimidatorie ed estorsive perpetrate dai clan sul territorio, danneggiamenti gravi di attività commerciali con esplosivi e incendi».

«Le intercettazioni hanno anche dimostrato le forti pressioni delle cosche ai danni delle vittime di richieste estorsive – ha evidenziato il magistrato  – Richieste che non hanno risparmiato nessuno: da San Lucido fino al confine di Amantea, a dimostrazione della spartizione territoriale delle ‘ndrine. Venivano taglieggiate sia piccole attività commerciali che aziende che effettuavano lavori pubblici del Comune di San Lucido, come la manutenzione di edifici scolastici, bitumazione delle strade, lavoro del tratto ferroviario, dei ripetitori di una società di telecomunicazione. Un’attività pressante della cosca che è stata ricostruita con tenacia e non senza difficoltà dagli investigatori, in un contesto territoriale poco collaborativo con le forze di polizia».

«L’organizzazione criminale nel territorio di San Lucido trova la sua legittimazione criminale negli esponenti della cosca confederata cosentina». Nel corso delle indagini «sono stati documentati numerosi e intensi contatti tra il vertice della ‘ndrina di San Lucido ricnducibile alle famiglie Calabria-Tundis e agli esponenti della cosca di Cosenza, soprattutto con il boss Francesco Patitucci e con Roberto Porcaro durante la sua reggenza. Rapporti molto intensi e ampiamente documentati dalle forze dell’ordine».

«Quindi, possiamo dire che l’ordinanza di oggi è frutto della conoscenza del territorio da parte delle forze dell’ordine molto profonda e attuale. Le dinamiche raccolte in tempo reale vengono individuate con grande competenza. L’attività predatoria della cosca riguardava l’aspetto economico con una serie di intestazioni fittizie nel settore del legname, delle autovetture, della commercializzazione del pesce, o dell’esercizio abusivo del credito».

«Oltre alle attività violente con l’utilizzo di esplosivi c’era anche l’attività predatoria anche usuraria tipica dell’organizzazione criminale, come l’esercizio abusivo del credito offerto a diversi soggetti. Appalti pubblici che dovevano essere realizzati impediti grazie all’intervento delle forze dell’ordine.  Per quanto riguarda le due associazioni per il traffico di droga, quella di San Lucido si riforniva attraverso i cosentini, mentre quella di Paola si riforniva nell’area di Gioia Tauro».

«Sono state trovate numerose armi con matricola abrasa – ha aggiunto il colonnello Agatino Spoti comandante del Comando provinciale di Cosenza – in relazione alla possibilità di rafforzare la loro capacità intimidatoria su territorio. Nel sodalizio criminale c’erano tutti gli elementi per inquadrala come associazione di tipo ‘ndranghetistico come la forza intimidatrice sul territorio, il vincolo associativo e la disponibilità di armi. Mi preme evidenziare la legittimazione con la ‘ndrangheta cosentina attraverso il canale privilegiato di rifornimento dello stupefacente e per capitali che venivano impiegati sul territorio. L’associazione che operava su Paola, in particolare, non disdegnava i servizi a livello locale, soprattutto per l’approvvigionamento della droga, in un territorio come l’interno del Tirreno cosentino dove riesce particolarmente bene la coltivazione della cannabis».

Il Capitano della compagnia di Paola Marco Pedullà ha sottolineato le difficoltà riscontrate nell’indagine a causa «dell’omertà totale da parte di chiunque sia testimoni che vittime». Per questo ha rivolto un invito: «a coloro che subiscono o vedono azioni delittuose di segnalarcelo comunque perché le stazioni dei carabinieri sono presenti in tutto il territorio perché possono aiutarci ad aiutarli».

All’operazione, scattata all’alba di oggi, hanno partecipato oltre 200 carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, i Cacciatori di Calabria, Carabinieri cinofili e lo nucleo eliportato di Vibo Valentia.

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it