PAOLA (Cs) – La cocaina dai Porcaro di Cosenza e la marijuana nel “regno” della cosca Muto, a Cetraro, dove Michele Iannelli alias “tavolone” gestiva i traffici illeciti.
E’ quanto emerge dall’inchiesta antimafia di questa mattina, operata sul Tirreno cosentino a carico della cosca Calabria-Tundis, intrecciata nei suoi affari con cellule dei Serpa e dei La Rosa di Paola.
Si contesta, in particolare a Giuseppe e Pietro Calabria, e ad Andrea Tundis, l’acquisto da Michele Iannelli di un quantitativo di 30 kg di marijuana al prezzo di 30.000 euro.
La piattaforma indiziaria è composta dagli esiti dell’attività intercettiva e da videoriprese che attestano lo svolgimento di attività propedeutiche all’occultamento del narcotico.
In particolare, il coinvolgimento di Calabria Pietro risulta acclarato dalla sua partecipazione alle conversazioni aventi ad oggetto l’organizzazione e le modalità di trasporto in sicurezza di qualcosa che doveva subito essere occultato.
«Che si trattasse di droga lo si può desumere dalla scelta di utilizzare il metodo dell’auto “pulita” mediante staffetta per compiere il trasporto», spiega la Dda.
«A tanto deve aggiungersi che già nel mese di marzo 2019 erano stati presi accordi con Iannelli per la fornitura di marijuana», sottolinea.
Ciò posto, gli sviluppi intercettivi attestano che Tundis Andrea si reca a Fuscaldo per incontrare proprio Iannelli Michele, il quale si dimostra disponibile rappresentando di dover soltanto provvedere alla raccolta e alla predisposizione del materiale.
In quella stessa occasione Iannelli Michele rivela a Tundis di essere solito nascondere lo stupefacente in grosse cisterne, anziché nella serra con il rischio di farla deperire per il caldo («io tengo le cisterne … (incomprensibile) una buca ci tiene la rossa, ci tiene, ad un’altra parte più avanti ci tiene… tiene a portata di mano tre o quattro grammi omissis nella serra lo sai che caldo che/ah>); circostanza, questa, che dimostra ulteriormente che l’oggetto della trattativa fosse lo stupefacente.
Tundis, inoltre, cosi come disposto dal cognato Pietro, propone anche al fornitore la stipula di una sorta di contratto di esclusiva sull’approvvigionamento del materiale.
I vari progressivi successivi all’incontro con Iannelli rivelano lo sviluppo del piano di trasporto e occultamento del narcotico acquistato.
A tal proposito rilevano le conversazioni nelle quali Tundis fa rapporto a Calabria Pietro proponendogli di suddividere il carico in quantità più piccole.
I dati intercettivi dimostrano in questa fase il ruolo operativo a fianco del Tundis anche di Calabria Giuseppe, il quale si attiva per procurare un bidone dove conservare l’erba, come dimostrato dai filmati delle telecamere. I progressivi successivi rivelano le fasi dell’occultamento del narcotico all’interno di alcune buche scavate nel terreno mediante un piccolo escavatore nel terreno circostante l’azienda Eurolegnami.
Le fonti di prova delineano dunque in modo esaustivo i ruoli di ciascun indagato nella compravendita del narcotico, ragion per cui – secondo il giudice distrettuale – sussistono i gravi indizi di colpevolezza.