Home Cronache Occhiuto dopo la condanna: «Fallire non significa essere un fallito»

Occhiuto dopo la condanna: «Fallire non significa essere un fallito»

L'ex sindaco di Cosenza si dice certo che in appello dimostrerà la sua «buona fede e l’inesistenza dei reati contestati»

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COSENZA – Una «brutta notizia» appresa in maniera «assolutamente inaspettata ed imprevedibile», quella della «condanna in primo grado» che Mario Occhiuto ha «subito per fatti risalenti alla seconda metà degli anni 2000 (2006-2010)». (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/19/mario-occhiuto-condannato-a-tre-anni-e-sei-mesi-per-bancarotta-fraudolenta/).
Evidenzia l’ex sindaco di Cosenza e senatore della Repubblica in carica, in quota Forza Italia, in un lungo post pubblicato sulla sua pagina facebook.
«Fatti che nulla hanno a che vedere con la mia attività politica e che sono legati a presunti reati patrimoniali in una impresa privata da cui mi dimisi da Amministratore dodici anni fa cedendo anche le quote prima di fare il sindaco», chiarisce.
«Si tratta solo del primo grado e sono convinto che faremo valere le nostre ragioni in appello dove dimostreremo la mia assoluta buona fede e l’inesistenza dei reati contestati», aggiunge nel suo post.
E ancora: «Prima del mio impegno politico come sindaco di Cosenza dal 2011 al 2021 e poi come Senatore della Repubblica, oltre a svolgere la professione di architetto, ho fondato diverse società al fine di creare sviluppo economico e occupazione in una regione fortemente disagiata qual è la Calabria. Dal 2011 poi, per far fronte al mio impegno politico, ho dismesso tutte le cariche e le partecipazione nelle Società da me fondate».
«Per ragioni imprevedibili e non causate dalla mia volontà ma da atti poi dichiarati illegittimi della pubblica amministrazione – spiega ancora Occhiuto – alcune di queste iniziative imprenditoriali molti anni dopo il mio abbandono hanno dismesso le attività con risvolti negativi principalmente sul mio patrimonio personale. Tant’è! Le iniziative imprenditoriali possono diventare un successo o possono anche fallire. Fallire non significa essere un fallito. Significa credere di poter cambiare le cose, mettersi in gioco per qualcosa di importante, provarci sempre e comunque».
«Io sono orgoglioso di quello che ho realizzato nella mia vita, e anche dei miei fallimenti, perché ho la certezza di aver operato sempre nel rispetto della legge e con l’obiettivo etico di creare sviluppo e crescita della comunità in cui vivo», sottolinea l’ex sindaco cosentino, architetto di professione.
Poi conclude: «Io e il mio difensore avv. Nicola Carratelli, cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti per il grande lavoro svolto, per la sua competenza e anche per la vicinanza e partecipazione emotiva, eravamo e siamo assolutamente convinti della totale inesistenza dei fatti contestati.
Eravamo anche convinti che tutte le evidenze emerse dal processo venissero recepite e accolte dalla Corte portando, consequenzialmente, ad un giudizio di non colpevolezza. Purtroppo è andata diversamente.
Nonostante ciò la mia fiducia e il mio rispetto nei confronti dell’autorità giudiziaria rimangono inalterati. Si tratta solo del primo grado, rimango fiducioso sull’esito finale del procedimento. Le difficoltà non mi hanno mai piegato ma sempre rafforzato».