BERGAMO – La Cassazione ha accolto con rinvio per nuovo esame davanti alla Corte di Assise di Appello di Bergamo, il ricorso dei legali di Massimo Bossetti, condannato nel 2018 all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, in tema di indagini difensive funzionali all’eventuale richiesta di revisione del processo.
La prima sezione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati, rinvenuti sugli indumenti della ragazzina uccisa nel novembre del 2010. Reperti sui quali è stato isolato materiale genetico attribuito a Massimo Bossetti.
È dal 2019 che gli avvocati di Bossetti chiedono di vedere, oltre ai 54 campioni di Dna, anche gli slip, i leggings, la biancheria, le scarpe e tutto quello che la tredicenne indossava quando scomparve la sera del 26 novembre 2010. La prima decisione del Tribunale di Bergamo consentiva alla difesa una ricognizione non invasiva, senza contatto con i reperti, alla presenza della polizia giudiziaria. Il blocco era arrivato alla richiesta di tempi e modalità di visione presentata dai difensori di Bossetti.
Ora, a seguito della decisione della Suprema corte, la Corte di assise di Bergamo, dovrà consentire alla difesa l’accertamento dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, e stabilendo, contestualmente, le opportune cautele per garantire la loro integrità. All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova richiesta la Corte di assise dovrà poi valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità ai fini della riapertura del processo.
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