Home Calabria Canone idrico anno 2014, prima condanna per il Comune di Paola

Canone idrico anno 2014, prima condanna per il Comune di Paola

Omessa notifica, atto prescritto. Rischio "effetto domino". Aveva ragione il consigliere Alfonso D'Arienzo

338
0
Alfonso D'Arienzo

PAOLA (Cs) – Primi annullamenti dal Giudice di pace dei solleciti di pagamento in riferimento al canone idrico dell’anno 2014 del Comune di Paola.

Ora si prevede un effetto domino, con danno per le casse dell’Ente locale.

Il giudice ha infatti accolto, giorni addietro, la domanda di un utente – patrocinato dall’avvocato Francesca Oro del foro di Paola – e, di conseguenza, ha annullato il sollecito di pagamento per circa 500 euro emesso dall’Agenzia delle Entrate riscossione per il servizio idrico integrato del Comune di Paola per l’anno 2014.

La parte convenuta è stata altresì condannata al pagamento delle spese legali a favore del procuratore antistatario. 

Il diritto del locale Municipio ad ottenere il pagamento del prezzo della fornitura di acqua potabile per l’anno 2014 è stato infatti etichettato come “prescritto”.

La medesima pubblica amministrazione non ha provveduto alla notifica di legge.

Il riferimento è a quella raffica di avvisi di pagamento di ruoli dell’acqua effettuata dal Comune e di cui si è discusso in uno dei primi consigli comunali della “nuova era”. Vicenda amministrativa, quest’ultima, contestata duramente in sede di pubblica assemblea dal consigliere comunale di minoranza Alfonso D’Arienzo.

Il politico di opposizione, in particolare, consigliava all’amministrazione Politano di ritirare in autotutela gli avvisi perché, non essendoci titoli esecutivi a monte, avrebbero rischiato l’annullamento degli atti nelle sedi giudiziarie con conseguente aggravio di spesa.

La maggioranza, di contro, rispondeva picche, invitando a parlare, sempre in sede di Consiglio comunale, l’allora caposettore che informava il consigliere D’Arienzo d’aver ricevuto chiarimenti e rassicurazioni in merito da Agenzia delle Entrate.

Alla fine, però, il Comune è uscito con le ossa rotte in sede di Giudice di pace ed ora rischia una valanga di ricorsi. Chi pagherà i mancati introiti e la condanna alle spese?