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«I vini del consorzio di Cirò e Melissa potranno vantare il marchio DOCG»

Le produzioni che rientrano nel Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dei Vini di Cirò e Melissa potranno vantare il marchio DOCG

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ROMA – «L’enologia italiana e calabrese è da tempo riconosciuta in tutto il mondo come un’eccellenza del nostro Paese e della nostra Regione. Le uve di Cirò sono rinomate e note sin dalla notte dei tempi. Ma necessitavano di sostegno e del marchio DOCG, la denominazione di origine controllata e garantita che certifica il livello più alto di qualità in Italia».

È quanto dichiara il Senatore di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia, Ernesto Rapani.

La procedura è infatti bloccata da tempo – ricorda Rapani – ma «su sollecitazione del circolo di Fratelli d’Italia di Cirò Marina, ho assunto come impegno, recandomi di persona al Ministero dell’Agricoltura per capire a che punto fosse l’iter».

E aggiunge: «Nei giorni scorsi dopo tutta una serie di interlocuzioni tra il dicastero ed il presidente del consorzio, nella persona di Raffaele Librandi che ho segnalato quale referente, siamo riusciti a definire il procedimento».

«Oggi ho appreso dal Ministero che – tempistica tecnica a parte – le produzioni che rientrano nel Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione dei Vini di Cirò e Melissa potranno vantare il marchio DOCG. La Denominazione di origine Controllata e Garantita identifica e certifica il livello di tutela più elevato nella classificazione italiana dei vini».

E ancora: «Aver potuto risolvere una querelle che andava avanti da anni, su un tema così importante ed utile a certificare la qualità massima dei nostri vini, ma incagliato tra le maglie della burocrazia, è stata una grande soddisfazione. Un obiettivo prestigioso che condivido con tutti i produttori della zona. Una certificazione che prosegue nel solco tracciato nell’ultima edizione di Vinitaly, in cui per la prima volta 120 aziende si sono ritrovate insieme a proporre l’eccellenza calabrese».

È quanto dichiara Ernesto Rapani.