AMANTEA – I difensori di Giuseppe Suriano, imprenditore al quale sono stati posti sotto sequestro dei beni dalla Direzione investigativa antimafia per l’operazione “Ares”, sono intervenuti per fare chiarezza sulla vicenda.

In particolare, gli avvocati Yvonne Posteraro e Guido Contestabile si sono detti perplessi nel leggere la notizia dell’avvenuto sequestro sui siti web e sulla carta stampata, prima ancora che il provvedimento fosse stato notificato al proprio assistito.

Senza considerare che «è stato fatto tanto rumore per nulla. Il sequestro in questione, infatti – che riguarda esclusivamente una villa con piscina e nient’altro – risalente al 2019, e adesso è stato rinnovato a seguito dell’accoglimento, da parte della Corte di Appello di Catanzaro, delle censure difensive in merito all’incompetenza territoriale».

Ciò in quanto, «e per come evidenziato dai giudici di Appello, “dall’esame obiettivo e rigoroso degli atti del procedimento l’eccezione merita di essere accolta perché l’eventuale pericolosità sociale del Suriano si fonda solo sugli atti del processo “Ares”, rispetto al quale l’imprenditore è stato assolto anche dal reato di estorsione aggravata”».

Va, altresì chiarito che, sempre per come messo in evidenza dai giudici di Appello, “il Suriano non è vero che per tutta la vita è stato coinvolto in delitti maturati in territorio di Amantea, Fiumefreddo Bruzio ecc, perché tutti gli elementi offerti da noi difensori (atti e intercettazioni), relativamente alle operazioni Nepetia, Tela del ragno e Frontiera, danno conto che lo stesso non vi è mai stato coinvolto a nessun titolo. E, per quanto attiene specificatamente “Nepetia”, Suriano non è comparso neanche in fase di indagini preliminari”.

La stessa cosa vale “per Tela del ragno, le cui dichiarazioni accusatorie risalenti a oltre 15 anni fa non hanno portato alla formulazione neppure di un addebito provvisorio di Suriano, rispetto a quelle dichiarazioni. Lo stesso Tommaso Gentile, è stato assolto in primo e secondo grado”. Analoga situazione, infine, è stata configurata “per il processo Frontiera nel quale, Suriano non ha rivestito la qualità d’indagato o imputato”.

Per tutti questi motivi, hanno evidenziato i due difensori «ci siamo affidati al procuratore di Reggio Calabria pe le determinazioni del caso, poiché competente territorialmente, e perché – dopo l’assoluzione dal reato di estorsione – deve essere dimostrata la configurazione di reati solo a Rosarno». L’avvocato Posteraro, infine, ha sottolineato che «comunque, in punto di sperequazioni, investimenti e altro ancora non è stato trattato il merito rispetto alle perizie di illustri professionisti messe a disposizione che dimostrano, invece, come il solo bene caduto in sequestro (la villa con piscina) è proporzionato all’attività legittima e tracciabile del nostro assistito. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che è ancora tutto da dimostrare. Noi siamo fiduciosi nella giustizia fino in fondo che farà luce sulla vicenda. Anche perché non è giusto che Suriano ed i figli minori vengano sbattuti in prima pagina per una cosa che già esisteva da tempo». Il giudice di Reggio Calabria ha fissato l’udienza per il caso di Suriano al 5 aprile 2023.

L’intervento dei due legali, lo evidenziato, è sopraggiunto a seguito della notizia che la Direzione investigativa antimafia, l’altro ieri, ha eseguito un provvedimento di sequestro, nei confronti del 42enne Giuseppe Suriano, imprenditore allo stato detenuto, ritenuto appartenente all’associazione di tipo mafioso riconducibile a Tommaso Gentile, avente articolazione autonoma nella provincia di Cosenza, ma in collegamento con altri gruppi ‘ndranghetistici. Sequestro che riguardava una villetta a schiera con piscina, un garage, un fabbricato, veicoli e diversi rapporti bancari per un valore complessivo di oltre 500mila euro”. Ma, a quanto pare, così non è.

Stefania Sapienza

(stefaniasapienza@calabriainchieste.it)