Mario Oliverio

CATANZARO

«Rimango davvero incredulo e senza parole di fronte alle contestazioni mosse dalla Procura della Dda di Catanzaro nei miei confronti. Anche in questa occasione ho appreso dell’indagine su di me da alcuni giornali nazionali, prima ancora che mi venisse notificata, facendo passare, ancora una volta, che fossi sottoposto agli arresti per reati di mafia. A distanza di circa 4 anni, dopo i ripetuti coinvolgementi in procedimenti giudiziari sui quali si è pronunciata la Magistratura giudicante con sentenze di piena assoluzione “perché il fatto non sussiste” ed evidenziando, come ha fatto la Corte di Cassazione, un “chiaro pregiudizio accusatorio” da parte della Procura di Catanzaro nei mie confronti, confesso di non comprendere la ragione di tanto accanimento». A parlare è Mario Oliverio, ex presidente della Regione Calabria, indagato nell’ambito dell’operazione che stamani ha portato all’emissione di 43 misure cautelari a carico, fra gli altri, di esponenti del mondo politico e della criminalità organizzata.
«Lungi da me anche in queste ore atteggiamenti vittimistici o di risentimento – ha proseguito Oliverio – che non mi appartengono. Non posso tuttavia non esprimere liberamente una riflessione di amarezza su un sistema giustizia piegato al protagonismo mediatico e per questo pronto a macinare persone, storie, verità, prescindendo da fatti, prove, indizi. Anche in quest’ultima vicenda, dalla lettura dell’ordinanza, – sostiene Oliverio – mi ritrovo coinvolto in una operazione della Procura di Catanzaro per contestazioni di associazione mafiosa che non mi appartengono e che non a caso lo stesso Gip ha valutato infondate. Una indagine verso la quale dichiaro la mia totale disponibilità a collaborare perché non ho nulla, proprio nulla da temere o da nascondere. Prendo atto che il mio nome, per le funzioni istituzionali svolte e per la storia che ho alle spalle, è strumentale a creare attenzione mediatica e magari ad amplificare protagonismi funzionali a scalate carrieristiche. Ho dedicato la mia vita e il mio impegno politico e istituzionale nella lotta alla criminalità e per la affermazione della legalità e dei diritti. Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia. I polveroni non servono agli onesti – conclude – né al prestigio e alla credibilità della stessa Magistratura il cui ruolo e’ insostituibile e prezioso».