Una condanna a 3 anni
quella inflitta dal gup di Catanzaro al pastore Pietro Rossomanno, 46 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio della ventenne Simona Cavallaro, sbranata da un branco di cani, in località Monte Fiorino, nel Comune di Satriano, nel Catanzarese. Il pm Irene Crea aveva chiesto 15 anni di reclusione. L’imputato, lo ricordiamo, era accusato anche di introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui, pascolo abusivo, invasione di terreni ed edifici, e omicidio volontario ipoi rivalutato in omicidio colposo. Pena minima, 8 mesi di reclusione, per la madre Maria Procopio, (69enne). Secondo l’accusa, la donna in concorso con Rossomanno avrebbe invaso (per occuparlo) il terreno in località San Nicola destinato a pascolo di proprietà del Comune di Satriano, (costituitisi parte civile e rappresentato oggi dall’avvocato Angela La Gamma) dove è stato trovato un ovile utilizzato per porre al riparo il gregge.
Simona, quel giorno, si era recata con un amico alla pineta di Monte Fiorino, per un sopralluogo dell’area pic-nic attrezzata, finalizzata ad organizzare un’uscita con gli amici la domenica successiva. Mentre i giovani perlustrano la zona, arriva un gregge accompagnato da alcuni cani, i quali si mostrano docili e tranquilli, al punto che l’amico registra un video di Simona insieme agli animali, suggerendo di attendere il passaggio del gregge all’interno di una struttura in legno presente lì vicino. I due poco dopo escono e con fischi e urla cercano di attirare l’attenzione del pastore, credendo che fosse nelle vicinanze. A questo punto un cane inizia ad abbaiare contro Simona, provocando l’arrivo di altri animali, che aggressivi accerchiano la ragazza, costringendola a fuggire in direzione opposta al rifugio. Il suo amico la perde di vista, sente solo le urla di aiuto, chiama le Forze dell’ordine, contatta i soccorsi e allerta la madre di Simona. Al loro arrivo i militari si sono dovuti difendere dai cani inferociti presenti in zona, al punto da dover sparare un colpo di pistola per allontanarli. Subito dopo iniziano le ricerche della ragazza, il cui corpo viene ritrovato dilaniato, ormai esanime tra gli alberi, morta “per lo “shock emorragico dovuto alle lesioni multiple patite e depezzamento con lacerazione degli arti inferiori, del capo e delle pelvi”.
La consulenza autoptica ha infatti poi attestato che le lesioni e le lacerazioni di più parti del corpo della vittima erano inconfutabilmente “riconducibili ad un attacco multiplo da parte di animali di specie canina” e gli accertamenti di laboratorio esperiti dal Ris Carabinieri di Messina sulle “ciocche” di peli prelevate dagli esemplari catturati hanno permesso di appurare la presenza di sostanza ematica relativa ad profilo genotipico di sesso femminile perfettamente sovrapponibile a quello della giovane aggredita.
Gli investigatori vanno all’ovile ubicato a circa 150 metri dal luogo del ritrovamento del corpo senza vita di Simona, appurando la presenza di 13 pastori maremmani seduti a guardia del gregge di proprietà del pastore. Alcuni cani presentano macchie di sangue in corrispondenza della testa e del collo. Gli ulteriori accertamenti avrebbero consentito di stabilire che l’ovile era abusivo, realizzato in muratura e che non era stato eseguito l’ordine di demolizione emesso dal Comune di Satriano.