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«Un altro padre di famiglia oggi a Rosarno è morto mentre lavorava per portare un pezzo di pane a casa»

Il sindacato chiede che le forze dell’ordine e la magistratura accertino ogni eventuale responsabilità

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ROSARNO (Rc) – «La strage dei morti sul lavoro continua senza sosta. Le parole non più servono. Un altro padre di famiglia oggi a Rosarno è morto mentre lavorava per portare un pezzo di pane ai propri familiari».

E’ la denuncia di Simone Celebre (segretario generale Fillea Cgil Calabria) ed Endrio Minervino (segretario generale Fillea Cgil area Metropolitana).

«Come Fillea Cgil città Metropolitana e Fillea Calabria esprimiamo la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e le nostre più sentite condoglianze», affermano in una nota.

«Nel chiedere che le forze dell’ordine e la magistratura accertino ogni eventuale responsabilità, non possiamo esimerci dal segnalare la necessità del massimo rispetto delle norme di sicurezza  perché non si può perdere la vita lavorando», aggiungono.

E ancora: «Come Fillea continuiamo a ripeterlo, e vorremmo non farlo più, per fermare questa strage è necessario il massimo impegno della politica, delle parti sociali, e imprenditoriali. Serve consapevolezza da parte di tutti, impegno da parte delle imprese e formazione di tutti i lavoratori. Dobbiamo debellare le cause degli infortuni sul lavoro e fare in modo che tutti non allentino la loro attenzione su questa priorità. Nessuno può far finta di niente e girarsi dall’altra parte. Non si può continuare a rimanere inerme davanti a queste tragedie quotidiane. Ci sono 1200 morti ogni anno, in Calabria in questi ultimi mesi il numero si è amplificato drammaticamente».

«Servono più controlli, ma soprattutto servono nuove norme. L’introduzione dell’omicidio colposo sui luoghi di lavoro, la patente a punti per quelle imprese che rispettano le regole devono essere, e lo stiamo dicendo ormai fa troppo tempo, priorità di questo governo perché diversamente continueremo ad assistere a questa strage di lavoratori che la mattina escono per andare a guadagnarsi un pezzo di pane e troppo spesso non fanno più ritorno a casa».