Foto di rito dopo la premiazione

(AGI) – Il Festival di Sanremo si è concluso ed è stato un successo a livello di ascolti, ma alcune scelte non sono piaciute a una parte della politica che ora parla di “killeraggio politico” e della necessità di fare una “riflessione sulla gestione Rai”. Dal Pd Schlein invita la maggioranza ad occuparsi di temi ben più importanti mentre Coletta definisce gli attacchi “gioco delle parti”.

Uno share arrivato al 66% nella serata finale, quattro milioni e 650mila menzioni sui social, e 1.2 miliardi di visualizzazioni su TikTok. La 73esima edizione del Festival di Sanremo è stata un successo, e il sindaco della città, Alberto Biancheri, è arrivato a definirla quella più partecipata di sempre. Eppure, non sarà ricordata solo per questi numeri, la vittoria di Marco Mengoni o il debutto di Chiara Ferragni alla conduzione.

I riflettori infatti sono ora puntati sui vertici Rai, accusati da alcune forze politiche di non aver impedito che la kermesse canora si trasformasse in un “killeraggio politico” come lo ha definito Manlio Messina, vice capogruppo vicario di Fratelli d’Italia alla Camera.

Diversi gli eventi che hanno infastidito una parte della politica italiana. Due su tutti: gli attacchi arrivati al viceministro Galeazzo Bignami e alla ministra Eugenia Roccella durante la prima esibizione di Fedez, e l’invito rivolto a Giorgia Meloni a legalizzare la marijuana durante il duetto del cantante con gli Articolo 31.

Gli attacchi

Il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che “sicuramente una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso andrà fatta” e di riforma ha parlato anche il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte sostenendo che deve essere “profonda”.

Per il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (FdI)”è giusto cambiare la narrazione del Paese” mentre Silvio Berlusconi ha detto che la manifestazione “si è progressivamente trasformata in un evento dai connotati ideologici, nel quale non fa notizia la musica ma piuttosto una serie di provocazioni legate all’attualità”. In un’intervista al Giornale, il leader di Forza Italia ha detto che è giusto che si parli di politica sulla televisione pubblica, ma questo deve avvenire “nel rispetto del pluralismo e del contraddittorio”.

Secondo la ministra del Turismo, Daniela Santanché, ci sono stati degli errori e “il problema è che vogliono rovinare il prodotto della canzone italiana”. Il governatore ligure Giovanni Toti ha provato invece a stemperare la tensione: “Le polemiche a Sanremo ci sono sempre state, pietanza essenziale di un grande evento come è il Festival. Sanremo senza polemiche non sarebbe Sanremo”, ha detto.

Schlein: “Gravi ingerenze”

Elly Schlein, tra i candidati alla segreteria del Pd, ha detto che le forze di maggioranza “dovrebbe occuparsi di come abbassare le bollette e alzare i salari in questo Paese. Non di quello che accade sul palco di Sanremo con queste costanti ingerenze che trovo anche gravi”.

Sulle polemiche di queste ore si è espresso anche Osvaldo Napoli della segreteria nazionale di Azione. “Se Bignami resta al suo posto e si rimuovono i vertici della Rai, allora siamo in presenza di un potere arrogante che usa il sopruso e il bavaglio come strumenti ordinari di governo”, ha detto ricordando come la foto del viceministro strappata da Fedez lo ritraesse con una divisa nazista e notando che, per molto meno, all’estero sarebbero arrivate le dimissioni.

La difesa di Coletta

Stefano Coletta, direttore dell’intrattenimento di Rai 1, finito nell’occhio del ciclone, taglia corto: “Sotto assedio nonostante gli ascolti? È il gioco della parti”, ha detto. “Ho svolto con la stessa semplicità tutti i ruoli che ho avuto, da programmista a inviato a conduttore a direttore e credo che sia un viaggio che ho meritato per la mia dedizione. Basta”.

Intervenendo sulle possibili conseguenze legate alle sue decisioni, Amadeus ha invece detto: “Se mi mandano via me ne vado. Se chiunque dovesse dirmi che il mio mandato finisce qua, ne prenderei atto conservando 4 anni bellissimi per tutta la mia vita, con il piacere di aver fatto quello che desideravo fare. (AGI)