La segreteria regionale Libera Calabria
è intervenuta sull’autonomia differenziata, un argomento che ha suscitato un vespaio di polemiche, dovute principalmente al fatto che con il provvedimento si accentuerebbe ancora di più il divario tra Nord e Sud.
«La scelta del presidente Occhiuto – si legge nella nota stampa – di farsi sponsor del Ddl Calderoli e premere per la sua attuazione continua a lasciarci perplessi oltre che preoccupati per quelle che potrebbero essere le sorti della nostra regione e di tutto il Sud Italia, in particolare per le fasce più deboli e meno tutelate della popolazione».
L’autonomia differenziata «e la conseguente privatizzazione dei diritti universali – consentirebbe l’esercizio e l’esigibilità di tali diritti solo ai calabresi più ricchi. Ma nonostante i tanti campanelli ribaditi in maniera chiara lo scorso 10 giugno dalla piazza regionale di Cosenza, che ha chiesto all’Esecutivo la revoca del decreto, l’iniziativa continua a ricevere il plauso del governo regionale che sembra rispondere, ancora una volta, più a interessi di parte che ai reali interessi dei cittadini e delle cittadine calabresi»
E, ancora: «Il presidente Occhiuto si ostina a non voler vedere un’intera regione contraria alla sua linea e all’autonomia differenziata, i cui effetti devastanti avranno ripercussioni importanti sull’erogazione dei servizi da parte degli enti più vicini ai bisogni e alle istanze dei cittadini, ossia i comuni».
Va ricordato che «il generale Carlo Alberto dalla Chiesa, vittima innocente della mafia, diceva che lo “Stato riuscirà a sconfiggere le mafie quando riuscirà a garantire come diritti ciò che le mafie danno come favore”. Appunto: lavoro, scuola, sanità. Tutte cose che verrebbero messe ulteriormente in discussione da quella che viene definita “la secessione dei ricchi”».
Il regionalismo differenziato «tradisce lo spirito costituzionale di solidarietà tra le regioni in nome dell’unità della Repubblica e noi calabresi ne conosciamo bene gli effetti da prima della deprecabile attuazione del terzo comma dell’art 116. Abbiamo già potuto verificarne l’impatto sulla sanità, sull’istruzione o rispetto alla triste tendenza che vede i nostri giovani costretti a lasciare la Calabria per mancanza di opportunità, mentre oltre un terzo di quelli che rimangono non studia e non lavora».
I dati Istat confermano «l’incapacità delle politiche al momento messe in atto di generare occupazione dignitosa e di qualità. Già oggi un bambino calabrese riceve un ventesimo rispetto a quanto previsto per uno del nord e corre il doppio del rischio di morire nel primo anno di vita. Queste sono solo alcune delle condizioni di disuguaglianza e ingiustizia che favoriscono la ‘ndrangheta nella nostra regione come in tutto il Paese. In un simile contesto di abbandono dei territori e tagli alle politiche sociali il rischio, come già visto durante la pandemia, è quello di accrescere il ruolo di “welfare sostitutivo” della ‘ndrangheta».
Mentre la politica «gioca a creare piccole patrie e ad alzare muri, le tre mafie hanno creato una convergenza di interessi nell’attività di riciclaggio di denaro creando un’unica cabina di regia con uomini cerniera che hanno messo su una vera e propria agenzia di servizi che indirizza i loro soldi in investimenti legali redditizi».
Pertanto, «riteniamo fondamentale una presa di posizione contro ogni forma di autonomia da parte dei consigli comunali calabresi attraverso l’approvazione di specifici ordini del giorno, delibere comunali, nonché la convocazione da parte dei Sindaci di assemblee cittadine che informino la popolazione su quanto sta accadendo. Un atto di responsabilità importante, anche, in vista della mobilitazione generale del prossimo 7 ottobre in difesa, ancora una volta, della nostra Costituzione».
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