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Aggressione al medico del 118, Smi: «Situazione assurda. Garantire la sicurezza degli operatori»

«Il medico aggredito, a cui è stata posta una prognosi di giorni dieci, si riserva di querelare l’aggressore»

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Cosmo De Matteis

PAOLA (Cs) – L’aggressione al medico del 118 sarebbe maturata in un contesto “assurdo”, come denuncia oggi su Calabria Inchieste il Sindacato medici italiani: il paziente era stato dimesso dal pronto soccorso per problemi gastrointestinali e una cura che non avrebbe osservato, recandosi in un locale pubblico e, quindi, finendo nuovamente in ospedale, dove il figlio ha aggredito l’incolpevole medico, estraneo a tutta la vicenda.

Ecco l’intervento dello Smi, Sindacato medici italiani, di cui è presidente emerito nazionale Cosmo De Matteis, che contribuisce a chiarire la vicenda: «Lo Smi esprime l’indignazione di tutta la categoria medica per l’ennesima aggressione ad un medico operante nella sua qualità di soccorritore del 118. Il grave episodio è avvenuto in un contesto assurdo, ove il medico si era recato con l’equipaggio su richiesta della centrale operativa.

Da quanto riferito, sembrerebbe che il paziente si fosse recato presso il pronto soccorso di Paola già in precedenza, sempre con la stessa patologia, ossia dolori addominali e diarrea.

Dopo i controlli del caso era stato dimesso con le prescrizioni mediche. Sembrerebbe che ore prima del grave episodio, il paziente sia stato colto presso un locale pubblico dalla medesima sintomatologia.

Giunto sul posto, il medico verificava la situazione del paziente e provvedeva a trasportarlo al pronto soccorso, dal quale era stato dimesso in precedenza.

A questo punto la vicenda assume dei contorni incredibili, il figlio del paziente prima aggredisce verbalmente e poi – ma questo sarà compito dei carabinieri accertare – anche fisicamente, l’incolpevole medico del 118 che si era limitato a fare il suo lavoro, ossia trasportare il soggetto in ospedale. Quindi del tutto estraneo ad ogni ulteriore accadimento.

Il medico in questione è uno dei più esperti dei medici operanti nella Pet di Paola. Stimato da molti cittadini, a cui molti sono grati per la sua azione professionale che spesso ha evitato tragiche conseguenze, come arresti cardiaci, prontamente risolti o addirittura far partorire in ambulanza un neonato, quindi persona stimata ed apprezzata, persona mite e disponibile.

Lo Smi questa volta chiede che si accerti la gravità dell’accaduto senza guardare in faccia a nessuno.

Non è più possibile lavorare in queste condizioni, le gravi carenze della sanità calabrese, non possono ricadere sui pochi operatori sanitari ancora rimasti.

Nella Pet Paola operano solo tre medici con turni stressanti e con una incidenza di richieste triplicate in queste settimane.

Una richiesta alla politica al commissario, anziché discutere dell’ennesimo piano sanitario – di fatto irrealizzabile, in quanto mancano gli attori principali, ossia i medici, e quei pochi rimasti, viste peggiorare le condizioni lavorative ed economiche, preferiscono passare nel privato più remunerato e sicuro – provvedano a garantire la sicurezza degli operatori, dotandoli di mezzi e strumenti idonei.

In merito lo Smi esprime perplessità circa l’acquisto di numerose autoambulanze usate, da altra regione, mentre si pagano, se non è stato modificato, 500mila euro anno per fitto da società private.

Il medico aggredito a cui è stata posta, una prognosi di giorni dieci, si riserva di querelare l’aggressore, essendo ormai diventata una prassi aggredire, medici ed infermieri.

Lo Smi sosterrà il proprio iscritto in ogni sede, ma ribadisce la necessità che la regione non continui a far gravare le croniche carenze, mancanza di posti, lunghe liste di attesa per esami e visite specialistiche sul personale».