SAN LUCIDO (Cs) – «Non per alimentare polemiche, ma solo per alta responsabilità istituzionale, ritengo che, sulla sanità, tra Paola e Cetraro da anni sia in atto una querelle politica che ha il triste sapore di una lotta tra poveri. Se si vuole rilanciare davvero il comparto sanitario pubblico sul Tirreno Cosentino dobbiamo pensare alla realizzazione di un ospedale unico».
È quanto afferma in una nota il sindaco di San Lucido, Cosimo De Tommaso.
«Il piano di riordino della rete ospedaliera nel quale è previsto lo spostamento della chirurgia da Paola verso Cetraro continua a sollevare preoccupazioni presso l’utenza, nonché una spaccatura politica in seno all’opinione pubblica», aggiunge.
«Da una parte si chiede che il polo chirurgico rimanga fermamente incardinato presso l’Ospedale San Francesco di Paola, dall’altra si reputa necessario dare attuazione a un riassetto dell’offerta sanitaria sul Tirreno cosentino per garantire l’erogazione di un migliore e più efficiente servizio sanitario al pubblico».
«In attesa che l’atto di riordino possa trovare attuazione – in ogni caso dopo l’udienza di merito fissata dal TAR Calabria per il 6 settembre la comunità tirrenica continua ad interrogarsi su quali saranno le sorti di una così delicata partita qual è, per l’appunto, quella della sanità e la questione continua a tenere banco sui tavoli istituzionali».
«A tal riguardo – prosegue il primo cittadino – nel corso del Consiglio Comunale aperto tenutosi a Paola il 29 luglio, ho ritenuto utile mettere in luce le criticità dell’attuale sistema organizzativo della sanità tirrenica».
«Allo stato attuale, considerate le gravi carenze strutturali ed operative dei nostri centri ospedalieri, sotto organico e con insostenibili situazioni di inefficienza, è sotto gli occhi di tutti il grave disservizio cui sarebbe sottoposto chi dovesse ricevere, ad esempio, trasfusioni o trattamenti di pari urgenza da parte di strutture allocate ad alcuni chilometri di distanza tra di loro, come nel caso di Paola e Cetraro; ciò anzi potrebbe addirittura mettere a repentaglio l’incolumità dei pazienti stessi».
«Alimentare diatribe – evidenzia ancora De Tommaso – è un esercizio inutile, addirittura pericoloso, perché si corre il rischio di lasciare in secondo piano la questione più importante e più urgente che è appunto quella della salute del cittadino; come fa un cittadino calabrese a curarsi? È questa la domanda cui dobbiamo dare urgentemente risposta».
Va altresì sottolineato che «il sistema di collegamenti e sinergie che si intende attuare, in cui i reparti ospedalieri di riferimento saranno collegati in rete con le ambulanze in tutta la regione, è certamente una proposta all’avanguardia e di grande utilità per la tutela del bene primario della salute, specie nei casi di patologie tempo-dipendenti, in cui è fondamentale intervenire in tempi strettissimi; questa rete di emergenza integrata tuttavia, non può prescindere dal necessario ripensamento delle odierne strutture ospedaliere, in alcuni casi fatiscenti, in altri comunque vetuste e inidonee ad ospitare degnamente le attività sanitarie cui sono preposte».
Da qui la proposta di De Tommaso di «prevedere la realizzazione di un polo ospedaliero unico per il Tirreno cosentino, che sia moderno e strutturalmente attrezzato, anche dal punto di vista dell’organico, per poter supportare l’attività di tutti i reparti, al fine di soddisfare l’atavica e legittima richiesta di una sanità calabrese qualitativamente valida».
«Il vero obiettivo – sottolinea – sarà quello di realizzare una struttura dove consentire alle nostre migliori risorse sanitarie di lavorare ed esprimersi qui, senza fare la fortuna dei presidi del nord Italia. Basta con la politica dell’orticello. Pensiamo in grande e guardiamo al futuro».
Poi si avvia alla conclusione: «È chiaro che la partita per un bene così prezioso come la salute può essere vinta solo con la sinergia tra istituzioni e anche i Comuni hanno un ruolo cardine da giocare, fornendo il proprio costruttivo contributo per ottenere il migliore risultato possibile che favorisca la comunità, mettendo da parte ogni sterile polemica», conclude il primo cittadino, che intende ora allargare il ragionamento a tutti i sindaci della costa tirrenica e all’ASP e alla Regione Calabria.