BELMONTE (Cs) – Con la presentazione del libro “Il Barone di Belmonte” di Claudio Ciarlo, continuano gli incontri del circolo culturale dell’associazione Arte e Bellezza di Belmonte Calabro, presieduta da Filippo Verre.
Belmonte (i cui toponomi sono stati riportati nel libro) è il luogo di Galeazzo di Tarsia, quel famoso “ermo colle” calabrese che merita, per l’incantevole bellezza, di essere visitato alla pari del Recanati Leopordiano.
La suggestiva biblioteca del Comune di Belmonte Calabro, è stato lo spazio che ha ospitato la presentazione del volume di Claudio Ciarlo.
Pagine intense che dipingono un Galeazzo di Tarsia figlio del suo tempo: l’autore descrive una figura audace e temeraria, romantica ed innamorata della vita, frequentatore di talami di popolane e nobildonne.
In ogni modo Galeazzo è figlio di una Calabria, quella del ‘500, anche di “novelli lestrigoni” che per diritto esercitano il potere.
La sua vita, in fondo, può essere descritta dai versi del VI sonetto del suo Canzoniere: “tempestose sonanti e torbide onde / tranquille un tempo, già placide e chete / voi foste al viver mio simili e siete simili alle mie pene d’amor profonde”.
Dal punto di vista letterario, contrariamente a quello che si potrebbe pensare partendo dalla sua biografia, la scelta di Galeazzo da Tarsia fu quella di collegarsi al “petrarchismo”, attraverso la lezione del classicista Pietro Bembo.
La presentazione delle pagine è stata affidata allo storico Alfonso Lorelli, che nel descrivere il romanzo ha percorso l’anima storica del periodo.
Le numerose fonti citate da Lorelli, Mercadante a Valio, Crupi e Piromalli, hanno riportato la figura di un fine petrarchistra ma anche di in feroce masdaniere.
Una figura contrastante, quella di Galeazzo che si risolve nell’immagine proposta da Ciarlo; il poeta trova senso in una ipotetico “Titanismo Romantico” di natura foscoliana.
Quella di Ciarlo è dunque un’opera maestra, che tratteggia con cura l’intima natura umana.
La moderazione è stata affidata alla professoressa Annalisa Bonanno, mentre la declemazione delle dolci rime é stata curata da Maria Francesca Pulice.