Una manifestazione per la legge sull'aborto

VIBO VALENTIA «Un salto indietro nel tempo, di molti anni. Quando dal pulpito di un altare la Chiesa dispensava moniti e anatemi, insinuando nelle pieghe delle omelie forti ingerenze politiche volte a condizionare i fedeli su questioni di stringenti attualità, dalla contrarietà al divorzio alla condanna dell’omosessualità. Sembrava davvero impossibile che nell’era dei social, delle piazze virtuali che hanno abbattuto ogni confine allargando a dismisura la liberta di espressione, la Chiesa scenda in campo con il suo massimo rappresentante sul territorio, per chiedere di firmare una proposta di legge che va nel senso di un annullamento di una legge, la n. 194, fortemente voluta per rendere libere le donne nella loro scelta di autodeterminazione a condurre in porto o meno, una gravidanza. Eppure che “l’accesso all’aborto sicuro e legale è una questione di diritti umani e gli stati devono garantirlo” lo affermano anche gli esperti ONU».

E’ quanto affermano i componenti della segreteria confederale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, in merito ai recenti accadimenti di Vibo Valentia che hanno come protagonista il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.

Nel corso della messa della Madonna del Rosario della settimana scorsa, monsignor Attilio Nostro ha invitato i fedeli a firmare al banchetto allestito davanti alla chiesa da un’associazione autorizzata dallo stesso vescovo «a sostegno della proposta di legge – sottolinea la segreteria confederale della Cgil Area – che ha il chiaro intento di provare a fare desistere le donne che decidono di abortire dal loro intento che non è altro l’esercizio di un diritto all’autodeterminazione».

La Chiesa, nel pieno rispetto dei suoi principi, «dovrebbe preoccuparsi – come le Istituzioni preposte – a potenziare i servizi dei consultori dove i medici sono chiamati ad operare senza spesso poter offrire i servizi per cui questi presidi di salute e assistenza delle donne sono stati creati. Il progressivo impoverimento dei servizi offerti dai consultori mette a repentaglio la salute delle donne e la loro libertà di scegliere, nel nome di quel libero arbitrio contemplato anche dalla religione cattolica».

E, poi «violare i diritti delle donne, spazi di libertà e autodeterminazione conquistati con grande sacrificio: è questo il vero peccato di cui il “sistema” – di cui anche la Chiesa fa parte – si rende ogni giorno riducendo gli spazi e gli ambiti di tutela dei diritti delle donne».

Infine: «dovrebbe essere aperto un dibattito serio sul funzionamento e del rilancio delle attività dei Consultori familiari che si occupano della Salute della donna life-course (prevenzione oncologica, fertilità, endometriosi, menopausa)».

E non solo «di interruzione volontaria di gravidanza e contraccezione, ma anche di contrasto alla violenza di genere, accompagnamento alla genitorialità, salute mentale perinatale e percorso nascita. Approfittiamo della caduta di stile di monsignor Nostro per avviare questo percorso».

La segreteria confederale della Cgil Area Vasta preannuncia, infine, una serie di iniziative sui territori per  politiche di sostegno alla famiglia e, insieme alla contraccezione, la libertà di interrompere la gravidanza e quindi in difesa della legge 194.

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