PAOLA (Cs) – Il “favore” chiesto da un comandante di stazione dei Carabinieri a un suo collega maresciallo per bypassare le liste d’attesa all’ospedale di Cetraro al fine di ottenere precedenza per una risonanza magnetica, è stato cristallizzato nel verbale di udienza nell’ambito nel processo penale collegiale a carico di Michele Ferrante, sotto processo per le accuse di “perquisizione e ispezione personali arbitrarie, lesioni personali aggravate, minacce e abuso d’ufficio a danno di un politico ambientalista di Fuscaldo, Davide Di Domenico, incensurato e vittima di estorsione.
Un fatto, il favore tra “grandi amici” – come viene riferito in aula dal teste – stigmatizzato da due distinti pubblici ministeri durante distinte udienze.
E’ quanto è emerso, in particolare, dalla testimonianza di Pietro Colosimo, maresciallo dei carabinieri oggi in pensione, già comandante della stazione di Fuscaldo, citato a riferire fatti e circostanze in aula dalla difesa dell’imputato Michele Ferrante, il maresciallo dei Carabinieri sotto processo (https://www.calabriainchieste.it/2023/11/07/la-procura-ha-chiesto-la-condanna-per-tutte-le-ipotesi-reato-contestate-al-maresciallo-dei-carabinieri-michele-ferrante/).
Un fatto curioso che viene narrato dal Colosimo sotto gli occhi sgranati del collegio penale, delle parti e del pubblico presente in aula come se fosse un fatterello di poco conto, un semplice favore chiesto a un amico che opera in un territorio dove la sanità fa acqua da tutte le parti, e dove qualche volta si muore prima di essere chiamati a una visita specialistica, ma anche dove la cosca di ‘ndrangheta spadroneggia con atteggiamenti di prevaricazione e violenza.
Il curioso interrogatorio avviene come di seguito.
Pubblico ministero Maria Francesca Cerchiara: «Maresciallo Pietro Colosimo, Lei il 26 maggio del 2016 era presente in Fuscaldo allorché sono avvenuti i fatti. Ci vuole riferire a che cosa ha assistito, che cosa ha visto?»
Maresciallo Pietro Colosimo: «Allora, ero… io ho chiamato Ferrante (l’imputato Michele, ndr) perché dovevo fare un esame all’ospedale di Cetraro. Ho chiamato Ferrante per chiedergli se aveva qualche amicizia, visto che lavorava lì a Cetraro, per potere anticipare questa visita perché da maggio me l’avevano data a dicembre».
S’inserisce nuovamente il Pubblico ministero, che stenta a credere a quanto appena ascoltato in aula: «Quindi, lei lo chiama per anticipare… Come sa, ci sono delle liste d’attesa che andrebbero in teoria rispettate, insomma, lei chiama Ferrante per avere… tramite un’amicizia, un’anticipazione».
Pietro Colosimo prosegue candidamente nel suo racconto: «Avere un anticipo della visita».
E il Pubblico ministero incalza: «Va bene, prendiamo atto. I rapporti erano così stretti che addirittura gli chiedeva anche questo tipo di cortesie?»
E Colosimo, come se fosse nato il giorno prima, puntualizza con tono di voce determinato: «Si, perché lui faceva servizio lì a Cetraro e bene o male aveva conoscenze, no?»
L’escussione del testimone è dunque proseguita sui fatti oggetto del processo penale.
Nell’udienza dell’altro ieri, nel corso della quale la Procura ha chiesto la condanna del maresciallo Ferrante, il nuovo pubblico ministero Luca Natalucci (Maria Francesca Cerchiara ha lasciato la Procura di Paola per un nuovo incarico, ndr), dopo aver ribadito l’inattendibilità del testimone Pietro Colosimo e dei testimoni Gullo e Formosa (tutti citati da Ferrante), ha evidenziato che si renderebbe necessario approfondire la testimonianza del maresciallo Pietro Colosimo che si recava dal Ferrante per ottenere un esame risonanza magnetica bypassando le liste di attesa.
«Colosimo – ha detto il Pm Natalucci, rivolgendosi all’imputato Ferrante – è il suo biglietto da visita».