I consiglieri di minoranza di “Cambiamo rotta”

AMANTEA (Cs) – I componenti del gruppo di opposizione “Cambiamo rotta” chiedono meno denunce al fine di consentire agli uffici comunali – ridotti a un lumicino in termini di risorse umane – di poter lavorare per intercettare finanziamenti.

«Il diritto di accesso agli atti del consigliere comunale è incontestato e non conosce vincoli o limitazioni. I consiglieri comunali hanno un non condizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possono essere d’utilità all’espletamento delle loro funzioni e ciò anche al fine di permettere di valutare – con piena cognizione – la correttezza e l’efficacia dell’operato dell’amministrazione, nonché di esprimere un voto e per promuovere le iniziative di competenza».

L’interesse del Consigliere ad ottenere copie di specifici atti, «è bene ribadirlo, non si presta ad alcuno scrutinio di merito degli uffici e sul consigliere non grava un onere di motivazione, né gli uffici hanno titolo a richiederla».

È – sia ben chiaro – un diritto totalmente tutelato.

Gli unici limiti all’esercizio di tali diritti «possono rinvenirsi nel minor aggravio possibile per gli uffici.  Difatti il riconoscimento di una particolare forma di accesso del consigliere – a buon motivo fortemente tutelata – non dovrebbe portare allo stravolgimento del principio generale in materia di accesso ai documenti e non dovrebbe comportare che questi, servendosi del baluardo del mandato politico, ponga in essere strategie ostruzionistiche dell’attività amministrativa, con istanze che a causa della loro continuità e numerosità determinano un aggravio notevole degli uffici».

Il consigliere «non dovrebbe piegare le alte finalità del suo diritto a scopi utilitaristici o più prosaicamente meno nobili, aggravando eccessivamente la corretta funzionalità amministrativa dell’ente civico, con richieste che non siano contenute entro i limiti della ragionevolezza».

È quindi «un diritto totalmente garantito, cionondimeno presuppone un uso “cum grano salis”, con responsabilità e buonsenso, per evitare che ne risulti limitata la funzionalità degli uffici a discapito di attività che potrebbero risultare di più grande e maggiore rilievo per il futuro della città».

Tale ultimo aspetto «emerge palesemente nel nostro comune, poiché l’ufficio tecnico è sprovvisto di risorse di ruolo e si avvale della generosa disponibilità di alcuni tecnici volontari (ex dipendenti e non) e della preziosa e immediatamente produttiva collaborazione, purtroppo a tempo, di una architetta che ha completato l’iter di un primo step di pratiche di condono “1985” – attività da noi sollecitata fin dalla campagna elettorale – che ora consentirà introiti (dormienti da anni) nelle casse comunali per oltre 250 mila euro».

Il perché del reiterato richiamo alle guarentigie dei consiglieri e dell’unico limite dettato dal buonsenso è presto detto.

«In data 8/11 il Ministero dell’Interno, attraverso il Dipartimento per gli Affari interni e Territoriali, ha comunicato le modalità ed i termini di trasmissione della istanza per i contributi annualità 2024 a copertura delle spese di progettazione per opere quali la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico; la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti; la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico di immobili ascritti al patrimonio comunale».

Le richieste di contributo «che il nostro Ente potenzialmente può avanzare sono 3, ognuna per ogni area d’intervento, e possono essere presentate dal 1° dicembre 2023 al 15 Gennaio 2024. Limiti temporali davvero stringenti, che impongono agli uffici coinvolti un ruolino di marcia non da poco ma al contempo obbligato, per non sciupare la preziosa opportunità».

Nello specifico, «ogni area d’intervento si suddivide in varie sottocategorie e, tra le altre, noi proponiamo di valutare attentamente: per quanto riguarda la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, quella relativa alle risorse idriche ed acque reflue (la rete fognaria interna dell’intero territorio comunale ha urgente bisogno di una manutenzione straordinaria e l’intervento si porrebbe in continuità con quello in corso di progettazione relativo alla rete idrica); per quanto riguarda la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti, quella relativa alle infrastrutture di trasporto (il ponte in ferro che attraversa il fiume Catocastro attende da tempo un adeguamento ed è, per giunta, inserito nel programma triennale delle opere pubbliche presentato nel maggio scorso); per quanto riguarda la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico di immobili ascritti al patrimonio comunale, quella relativa alle infrastrutture sociali (l’ex edificio del Giudice di Pace, etc…)».

E, ancora: «Riteniamo sia un’opportunità assolutamente da cogliere, soprattutto alla luce del fatto che per accedere a qualsivoglia fondo per la realizzazione di un’opera è ormai, nella quasi totalità dei casi, richiesta una progettazione avanzata quindi definitiva od esecutiva».

L’Ufficio tecnico in primis e gli altri presidi comunali coinvolti «dovranno concentrare il massimo sforzo per produrre gli atti e gli adempimenti necessari per portare a casa importanti e proficui risultati. È quindi il momento della responsabilità, lo diciamo in primis a noi stessi, per agevolare il conseguimento da parte della città di alcuni importanti obiettivi».

«Se si hanno a cuore le sorti di questo immeritatamente disastrato ente servono meno denunce, più proposte e reale attaccamento alla città, ben oltre le sterili divisioni manichee».

Se si dovesse perseguire la strategia «del tanto peggio tanto meglio, privilegiando il deleterio ricorso alla tattica ostruzionistica del far perdere tempo e/o assorbimento dell’impegno degli operatori degli uffici, il risultato sarebbe ben poca cosa e non andrebbe oltre la possibilità di criticare l’amministrazione per ritardi e disfunzioni ma sostanzierebbe – stante il noto, precario contesto – benefici per la comunità e per l’ente pari a zero, se non, colpevolmente, di segno negativo».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it