CATANZARO – Paolo Marraffa, nipote dell’Ispiratrice del Movimento Apostolico, scrive una lettera al senatore Simone Pillon in merito al funerale della piccola Indi Gregory (https://www.calabriainchieste.it/2023/11/13/morte-della-piccola-indi-gregory-marraffa-con-indi-muore-tutta-lumanita/
).
Il senatore Simone Pillon, infatti, pubblica su Facebook: «Stiamo aiutando Dean e Claire a organizzare per Indi Gregory un funerale solenne, un segno potente che onori la storia della piccola guerriera. Chi volesse mandare una lettera, una poesia, un disegno scriva pure al mio studio. Farò personalmente avere tutto alla famiglia».
Paolo Marraffa scrive: «Dopo meno di due ore, ho inviato una lettera, con la rispettiva traduzione in inglese, firmata da me e mia moglie in cui critico la decisione dei giudici britannici di non assistere la piccola Indi.
Definisco questa decisione dei giudici come un atto criminale e disumano.
Dovrebbero sapere che “inguaribile” non significa “incurabile” e che in un Paese civile tutti hanno diritto alle cure.
Ma oltre il danno arriva la beffa: il giudice inglese Robert Peel che aveva negato il diritto di Indi ad essere trasferita nell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ha scritto a Matteo Corradini, Console italiano a Manchester “Come forse ha saputo, molto tristemente, Indi Gregory è morta. La sua famiglia è nei miei pensieri… assumo che non voglia procedere con la richiesta”.
Da questa missiva traspare la loro totale assenza di umanità».
Ecco la lettera scritta da Paolo Marraffa ed Eleonora Cacia, papà e mamma di
Antonio: «Cari Dean e Claire,
anche noi come genitori possiamo comprendere il vostro profondo dolore e oltre a comprenderlo, lo facciamo nostro. Siete vittime di una grande ingiustizia e a pagarne
il prezzo più caro è stata la vostra piccola Indi che non ha ricevuto le cure necessarie per alleviare le sue sofferenze.
È stata lasciata morire, ma come si può lasciare morire una bambina? Siamo di fronte a un atto criminale e disumano. Nel nostro Paese, una cosa simile non sarebbe mai avvenuta perché per molti di noi la vita è sacra, appartiene a Dio e nessuno può prendere una decisione simile.
Ma la polemica in questo momento, ci rendiamo conto che non vi aiuta ed è per questo che invece vogliamo esprimervi la nostra solidarietà e vicinanza concreta, nella speranza che la morte di Indi possa servire a fermare questo fenomeno avallato dalla Corte inglese che sta distruggendo le famiglie».