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Le mosche ronzano in sala operatoria all’Annunziata mentre il paziente è “sotto i ferri” (FOTO e VIDEO)

Altissimo rischio infezioni. Dispositivi usa e getta vengono messi a mollo in una vaschetta o lavati sotto una fontana e riutilizzati. Infermiera priva di vestizione sterile a 40 centrimetri di distanza dal chirurgo che opera

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La mosca in sala operatoria

COSENZA – Una mosca si poggia sul telo sterile che avvolge un paziente sottoposto a un delicatissimo intervento chirurgico di rimozione di un tumore maligno al cervello, mentre a soli 40 centimetri di distanza si nota una infermiera priva di vestizione sterile che indossa scarpette bianche, pantaloni rosa e camice bianco, mentre staziona in quell’ambiente sterile e per andare in giro da una stanza all’altra dell’ospedale e al bar.

E, ancora, si notano maschere facciali e lame per laringoscopio, materiali usa e getta per scongiurare contaminazioni, messe a mollo in una vaschetta e poi adagiate su un telo blu per asciugatura, verosimilmente al fine di riutilizzarle.

Non siamo in una struttura sanitaria del Burundi, ma a Cosenza, all’ospedale provinciale dell’Annunziata, dove, da qualche tempo, presso la sala operatoria se ne vedono di cotte e di crude.

Con l’aggravante che secondo l’Agenas, come riportato anche da Calabria Inchieste (https://www.calabriainchieste.it/2023/11/14/lannunziata-al-primo-posto-della-classifica-agenas-come-ospedale-peggiore/) e denunciato da più parti, è l’ospedale peggiore d’Italia, con le performance più basse e la centrale di sterilizzazione che crea non pochi pericoli all’utenza  (https://www.calabriainchieste.it/2023/08/05/la-centrale-di-sterilizzazione-dellannunziata-di-cosenza-e-fuorilegge/).

Ma oggi Calabria Inchieste offre fatti e circostanze nuovi, a dir poco preoccupanti, documentati con diverse decine di immagini; foto realizzate in tempi diversi (da settembre a novembre) in seno ai medesimi locali sterili, dove il rischio che un paziente possa contrarre una infezione appare molto elevato.

Tornando ai dispositivi da utilizzare una sola volta in sala operatoria, gli stessi – come si nota dalle foto, riscontrate anche da testimonianze qualificate da noi acquisite – vengono spesso sciacquati sotto una fontanella, poi asciugati e infilati in bustine della sterilizzazione per essere reimpiegati. E ciò in quanto, trattandosi di accessori monouso, non possono essere sterilizzati perché si fonderebbero.

“Non riutilizzare”, è scritto sulla buste che contengono tali dispositivi: “Destinato per uso singolo o per un solo paziente in una singola procedura”.

E ancora, per evitare fraintendimenti: “Attenzione: sinonimo di monouso e usare una sola volta”.

Ma le foto in nostro possesso non lasciano spazio a equivoci.

Calabria Inchieste è venuta in possesso anche di video eccezionali, come quello inserito in basso, nel servizio giornalistico in questione.

Una riproduzione che immortala una delle tante mosche che svolazzano nell’ambiente poggiatasi su un telo sterile, tra il paziente “sotto i ferri” e gli indumenti sporchi di sangue.

Tale gestione della struttura appare pericolosa per i pazienti, i quali rischiano di contrarre infezioni polmonari – come peraltro accaduto – che possono avere anche esiti drammatici.

E in attesa di ricevere graditi chiarimenti da parte sia delle istituzioni competenti, sia della politica, anche al fine di stabilire un corretto contraddittorio, presto proporremo nuovi dettagli video-fotografici.