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Ancora polemiche contro il parroco fuggito da San Lucido ai tempi della pandemia: petizione per il banco alimentare

Nuova missiva al vescovo di Cosenza, 36 firme contro don Maurizio: aiuterebbe i giovani argentini giunti in paese, penalizzando i sanlucidani

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SAN LUCIDO (Cs) – Una petizione con 36 sottoscrizioni è stata inviata inviata al vescovo di Cosenza e al presidente del Banco alimentare della Calabria per denunciare nuove presunte anomalie, questa volta nella gestione del servizio di aiuto agli indigenti, a opera del parroco don Maurizio Spadafora, già oggetto di un altro esposto, risalente allo scorso mese di settembre, trasmesso sempre al vescovo Giovanni Checchinato e al Collegio dei Consultori vertente sulla «grave situazione in cui verte la Parrocchia San Giovanni Battista di San Lucido» (https://www.calabriainchieste.it/2023/09/16/dimissioni-cacciate-revoche-strani-furti-e-bilanci-secretati-caos-nella-parrocchia-di-san-giovanni-battista-di-san-lucido/).

Da allora Calabria Inchieste non è riuscita ad acquisire, in contraddittorio, una replica di merito da parte del parroco, che ritiene – si presume – di non dover chiarire nulla a nessuno, mentre oggi arriva il nuovo esposto che riguarda l’azione del religioso, con particolare riferimento alla gestione del banco alimentare.

Un esposto a cui vengono allegati, nel supporto digitale indirizzato a Calabria Inchieste: video, foto, documenti, messaggi audio.

Una immensa quantità materiale su fatti di rilevante interesse pubblico su cui, effettivamente, sarebbe stato utile acquisire versioni di controparte (info@calabriainchieste.it), ma al momento ciò non è stato possibile.

«Siamo il gruppo che percepisce il Banco Alimentare di San Lucido», esordisce la missiva indirizza al vescovo, fornita a Calabria Inchieste con 36 sottoscrizioni in fondo pagina.

«Vi scriviamo questa lettera perché siamo stanchi di subire ingiustizie».

«Nel mese di aprile 2023 è infatti cambiata la gestione del Banco alimentare. E’ stato infatti gestito per diversi anni da un gruppo di volontari che ha operato anche durante la pandemia, ricevendo e distribuendo vivere di prima necessità.

Il vecchio gruppo ha sempre distribuito gli alimenti, facendo una divisione equa e principalmente dando precedenza alle famiglie numerose e con figli.

Purtroppo, la situazione non è più così, da quando la gestione è passata nelle mani di don Maurizio, sia nella distribuzione e sia nei comportamenti assunti verso i sottoscritti», è questa la prima forte denuncia, contenuta in una versione di parte, che necessiterebbe essere integrata nell’ambito di un giusto contraddittorio.

«Spesso veniamo mortificati dal nostro parroco – prosegue la denuncia – il quale ci minaccia che se non partecipiamo alla Messa e ai riti religiosi (non tenendo conto che nel gruppo ci sono persone credenti e non e/o appartenenti ad altre religioni) non ci consegna gli alimenti, disconoscendo che detti alimenti ci spettano di diritto perché il nostro stato di bisogno è certificato mediante l’iscrizione nell’elenco presso il ministero del Lavoro e delle Politiche economiche.

Tuttavia – denunciano i sottoscritti della missiva – i suoi amici argentini percepiscono il banco pur non avendo i requisiti e appartenendo ad altre religioni (evangelisti)».

«Chi non china la testa al suo volere, ne subisce le conseguenze. Infatti membri del gruppo, pur concordando con quanto scritto nella lettera, non l’hanno sottoscritta in quanto temono una sua sconsiderata reazione.

In seguito al suo subentro, è stato creato il gruppo whatsapp in cui ha inserito coloro i quali percepiscono gli alimenti.

Nel mese di ottobre si è verificata una incresciosa situazione: ha inviato un vocale in cui ci informava che giorno 18 novembre ci sarebbe stata la colletta nazionale alimentare (questo vocale lo custodiamo gelosamente, visto che lui recentemente ha cancellato i messaggi della chat) in cui ci intimava ad aiutarlo, altrimenti non avremmo avuto il pacco alimentare né nel mese di dicembre e né nel mese di gennaio».

I vocali citati sono stati forniti anche a Calabria Inchieste.

«Nell’ultimo banco alimentare, sempre nel gruppo whatsapp – proseguono i denuncianti – la signora (omissis) ha dissentito su alcuni alimenti che erano scaduti, in particolare su un pacco di patatine (busta e data di scadenza trasmessi in foto: ndr), e il sacerdote l’ha mortificata pubblicamente attraverso un vocale (anch’esso è custodito) dicendo: «Signora mia, ti lamenti di un pacco di patatine, che te le compro domani».

La signora replicava dicendo che quelle non erano parole consone a un sacerdote e che non avevano nulla di caritatevole; se non avesse avuto bisogno di aiuto – ha detto – non sarebbe andata al banco alimentare per chiedere assistenza».

«Il parroco, di contro, la invitava a recarsi in sacrestia per leggere insieme il Vangelo. Da lì in poi, è stato tutto un susseguirsi di messaggi vocali inviati sul gruppo in cui tutti hanno evidenziato le mancanze e le diversità rispetto la vecchia gestione del banco alimentare. Ci ha mortificati nella nostra dignità».

Anche questi ultimi documenti digitali sono stati consegnati a Calabria Inchieste.

«La situazione è peggiorata con la venuta dei ragazzi argentini in paese, mensilmente assistiamo a una disparità di trattamento: gli argentini vengono privilegiati rispetto a noi sanlucidani. Purtroppo è così: ha un amore che va oltre la normale comprensione».

Secondo i parrocchiani, infatti, gli argentini non sarebbero realmente bisognosi e, al contrario del sanlucidani che utilizzano il banco alimentare, acquisterebbero liquori e alcolici in genere per consumarli, facendo baldoria nei locali notturni, spesso anche in compagnia del prete, si legge sempre nella denuncia di parte.

«Abbiamo chiesto al parroco spiegazioni – prosegue la missiva – e con quale criterio vengono distribuiti i viveri ai ragazzi argentini e se hanno attestazioni in cui si può constatare lo stato di indigenza, come del resto è stato fatto per noi sanlucidani, sapete qual è stata la risposta? Ha silenziato il gruppo whatsapp.

Ci vengono consegnati pochi alimenti da quando sono arrivati gli argentini. Gli alimenti prima venivano forniti in pacchi chiusi, mentre ora vengono consegnati sfusi e lasciati per terra».

Insomma, tra fughe dal paese in tempo di covid ed esposti sottoscritti da parrocchiani e indigenti, e inviati al vescovo, sarebbe giunto il momento di fornire chiarimenti di merito. Noi attendiamo fiduciosi.