PAOLA – A un operaio venticinquenne di Malvito, M.C., feritosi alla mano con una forbice elettrica e giunto in pronto soccorso, a Paola, con una copiosa emorragia, non è stato consentito di accedere ai locali da una infermiera perché non indossava la mascherina.
Il 25enne, giunto in ospedale accompagnato dal padre, è stato fermato all’ingresso del pronto soccorso perché non era riuscito a reperire una mascherina chirurgica da indossare nell’ambito delle regole anticovid. Gli addetti all’ospedale, tuttavia, anziché fornire la protezione, hanno bloccato l’accesso al pronto soccorso.
Da qui ne è nata una durissima contestazione, svoltasi in presenza della guardia giurata in servizio presso il nosocomio, di utenti e alcuni volontari di Amantea. Un parapiglia che ha coinvolto più persone, tra cui un parente della stessa infermiera, presente sul posto e resosi conto di quanto stava accadendo.
In osepdale è stato quindi richiesto l’intervento della Polizia di Stato del locale commissariato. Solo a quel punto, il ferito è stato accettato, operato presso l’unità operativa di ortopedia e traumatologia e dimesso il giorno successivo.
La diagnosi è la seguente: “Sub amputazione con frattura falange distale terzo dito mano destra”. Si tratterebbe, infatti, di una ferita particolare che ha riguardato l’interno del ponte di tessuto che unisce i due segmenti, preservando un certo apporto vascolare arterioso o scarico venoso. La terapia applicata all’uomo parla di una “riduzione e stabilizzazione con filo di K e revisione ferita”, unitamente alla applicazione di una stecca ben tollerata (“arto inscarico venoso”) e il consiglio di assumere un antipiretico, nonché augumentin e flogan day.
Al paziente è stato quindi assegnato il controllo (il 2 febbraio prossimo) presso l’ambulatorio ortopedico per eventuale rimozione del filo di K.
Guido Scarpino