SANT’ONOFRIO (Vv) – Il gup distrettuale di Catanzaro ha rinviato a giudizio 17 dei 25 imputati dell’inchiesta“Rinascita Scott 3-Assocompari”, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio internazionale, truffa e trasferimento di valori. Un giro d’affari di milioni di euro, che coinvolge diversi esponenti considerati vicini al clan Bonavota di Sant’Onofrio
In particolare il gup distrettuale ha mandato a processo: Loris Junior Aracri, 33 anni di Pizzo; Raffaele Arone, 48 anni di Sommariva del Bosco (Cuneo); Basilio Caparrotta, 52 anni di Sant’Onofrio; Gerardo Caparrotta 55 anni di Carignano (To); Francesco Caridà, 55 anni di Pizzo; Gianluigi Cecchi, 51 anni di Milano; Domenico Cichello detto Salvatore 43 anni di Vibo Valentia; Annamaria Durante, 48 anni di Vibo Valentia; Danilo Fiumara 54 anni di Francavilla Angitola (Vv); Luigi Fortuna, detto “Mastro Gino”, 57 anni di Vibo; Gaetano Loschiavo 35 anni di Sant’Onofrio; Francesco Santaguida 45 anni di Vibo Valentia; Antonella Silvia Serrao, 59 anni di Francavilla Angitola; Fabrizio Solimeno 33 anni nato a Torino; Marilena Ventrice, 34 anni di Soriano Calabro; Michele Vitale 44 anni di Chieri (To); Sona Vesholli 30 anni nata in Albania. Il processo inizierà il prossimo 13 marzo davanti al Tribunale collegiale di Vibo.
Quattro le posizioni già stralciate per difetti di notifica dell’avviso di conclusione indagini o della fissazione dell’udienza preliminare: Giovanni Barone, 54 anni di Roma; Basilio Caparrotta, 62 anni di Sant’Onofrio, Saverio Boragina 71 anni di Vibo Valentia; Erika Ventrice, 35 anni di Vibo Valentia.
Mentre altri quattro imputati hanno scelto il rito abbreviato, che verrà discusso il 24 gennaio, giorno in cui è anche previsto il ricongiungimento delle posizioni stralciate: Giuseppe Fortuna detto Peppe 46 anni di Sant’Onofrio; Giuseppe Fortuna detto Pino 60 anni di Vibo Valentia; Giuseppina De Luca, 55 anni di Vibo Valentia; Vincenzo Barba, 72 anni di Filogaso.
Si sono costituite parti civili: la Presidenza del consiglio dei ministri, il Ministero delle finanze, la Regione Calabria, la Provincia e il Comune di Vibo, il Comune di Sant’Onofrio, il Comune di Pizzo e l’associazione Antiusura.
Il blitz dei carabinieri, lo ricordiamo, è scattato il 23 gennaio scorso colpendo gli interessi economici dei Bonavota di Sant’Onofrio. Nel mirino della Procura antimafia guidata da Nicola Gratteri sono finiti presunti appartenenti al potente clan vibonese che vanta ramificazioni nel Nord Italia e all’estero. A quattro dei 30 indagati, ovvero Giovanni Barone, i due Basilio Caparrotta e Gerardo Caparrotta, viene contestato il reato di associazione mafiosa e cioè l’appartenenza alla locale di Sant’Onofrio.
In particolare, Giovanni Barone, per agevolare le attività di riciclaggio in favore della cosca, avrebbe costituito una serie di società di diritto italiano, ungherese e cipriota, fittiziamente intestate a terzi soggetti. Gli inquirenti ritengono di aver ricostruito anche le dinamiche sottese a una truffa, consumata nel 2017 dall’articolazione mafiosa, a danno di investitori omaniti che hanno versato la somma di un milione di euro dietro la promessa di ottenere il 30% delle quote di una società cui era riconducibile un compendio immobiliare a Budapest.