Fra i vari commenti «ho ascoltato quelli di chi, come rappresentanti istituzionali, aveva timore di avviare opere pubbliche per paura delle infiltrazioni mafiose. Non possiamo permettere a nessuno di dire che questo Ponte non unirà due coste, ma due cosche. Chi l’ha detto se ne deve assumere la responsabilità. Noi sappiamo cosa significa fare i sindaci, i consiglieri comunali, al Sud, in Calabria, nella nostra provincia, non servono le statistiche o gli elenchi dei amministratori minacciati per ricordarci quanto sia gravoso il nostro lavoro. Allo stesso tempo noi la criminalità la contrastiamo e faremo sempre di tutto affinché le necessarie opere pubbliche, per il bene collettivo, siano realizzate per i territori».
Oggi la domanda non è più: «Ponte sì o Ponte no. Siamo già più avanti – ha evidenziato il primo cittadino metropolitano – rispetto a questa domanda che poteva valere fino a quando il decisore politico non aveva ufficialmente attivato questo processo. Il dubbio che dobbiamo sciogliere ora è che ruolo giocare come Enti pubblici territoriali, decidere se subire la decisione oppure governarlo, da protagonisti, accendendo i fari su tutto quello che saranno le fasi di approvazione del progetto esecutivo, avvio lavori lavori e completamento. Questo è il nostro ruolo».
E, ancora: «Per quanto mi riguarda sul Ponte ci sono anche dei ‘no’ Ponte. Ad esempio diciamo no ai progetti ‘calati dall’alto’, senza il protagonismo dei territori. Diciamo di no ad un progetto che ci priva dei Fondi di Coesione, risorse che la Costituzione stabilisce che siano aggiuntive, e non sostitutive, per far crescere lo sviluppo di aree in difficoltà rispetto alle regioni più ricche. Ad oggi, invece, circa un miliardo di euro di fondi previsti per la Coesione, previsti per le regioni Sicilia e Calabria, stanno dentro il progetto del Ponte».