Home Calabria Naufragio, gli studenti del “Campanella” chiedono un’accoglienza migliore

Naufragio, gli studenti del “Campanella” chiedono un’accoglienza migliore

Gli studenti de “I Licei Tommaso Campanella” si rendono parte civile affinché non ci sia più una bambina “Kr14f9” che perda il suo bagaglio e la sua vita

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BELVEDERE – Gli studenti de “I Licei Tommaso Campanella” «si rendono parte civile affinché non ci sia più una bambina “Kr14f9” che perda il suo bagaglio e la sua vita». E’ questo il senso della missiva scritta dai ragazzi per partecipare al dolore collettivo legato alla morte dei migranti nel naufragio a Cutro.

«Apolitica, riflessiva, angosciante: spesso è percepito così il tema della morte, soprattutto se a perdere la vita sono 67 umani tra uomini, donne e innocenti bambini, troppo piccoli per saper distinguere il bene dal male ma già così adulti da impugnare una valigia, vuota di abiti ma stracolma di speranza, per imbarcarsi e partire verso una meta sconosciuta, per sfuggire alla fame, alla guerra, al giogo di un regime opprimente», si legge nel documento.

«Affidare quel bagaglio e la propria esistenza al gatto e alla volpe – prosegue la missiva – può essere, certamente, una decisione discutibile ma la fiaba di Pinocchio racconta che essi sottraggono denaro, mai il futuro; perché tentare la sorte, a volte, può essere l’unica via di fuga da una fine certa in un Paese ostile, da un destino ineluttabile in cui se resti muori, se scappi affronti il dittatore più cruento di tutti, il mare».

Le vittime del naufragio di Cutro «questo lo sapevano bene, ma cosa vogliamo rimproverare loro? L’ottimismo? La speranza? La voglia di rinascita? Il sogno di un futuro migliore? Politicizzare una strage, colpevolizzando le vittime, e far battaglia ai viaggiatori anziché agli scafisti, che paradosso! Lo spirito cosmopolita e la compassione non bastano per riscaldare il cuore dei ministri o delle forze armate, troppo impegnate a scaricare le colpe l’una sull’altra, ma infiamma quello dei nostri corregionali crotonesi, i quali si sono movimentati immediatamente per offrire rifugio ai sopravvissuti, per dare una degna sepoltura ai defunti e per urlare a noi italiani che i profughi devono essere aiutati, non per diritto o dovere, ma per umanità. Perché gli anziani calabresi, gli “Zulù”, non dimenticano i “viaggi della speranza” al settentrione o all’estero del ‘900 per cercare futuro, trovando umiliazione, razzismo, turni estenuanti, condizioni igieniche assenti e percosse solo per poche lire: perciò sostengono e supportano gli esuli, nonché loro successori, affinché le acque del nostro mare non si colorino più di rosso e che non trasportino più relitti di navi affondate, ma opere d’arte di cui esso è custode».

Cercare ossessivamente un colpevole, per gli studenti «oramai, è anacronistico, irrazionale e sconclusionato: se lo si dovesse individuare a tutti i costi, si dovrebbe indagare su patti diplomatici vacillanti, dichiarazioni dei diritti dell’uomo mai attuate, relazioni internazionali assenti e su un retroterra culturale comune che si basa sulla paura dello “straniero” e sulla sua conseguente alienazione».

infine: «Che la notte del 26 Febbraio 2023 non sia commemorata come una strage che sarà dimenticata e successivamente rievocata dai telegiornali dopo qualche anno solo per rientrare nella durata del palinsesto televisivo, bensì come tragico inizio di una trattativa per una politica di accoglienza più ampia e meno rigida, per un’educazione scolastica più sociale che culturale, per una pace perpetua che non sia più una chimera kantiana ma pura realtà. Gli studenti de “I Licei Tommaso Campanella” si rendono parte civile affinché non ci sia più una bambina “Kr14f9” che perda il suo bagaglio e la sua vita».