Home Calabria A Palazzo Alvaro di Reggio Calabria «fare rete su diagnosi e cura»

A Palazzo Alvaro di Reggio Calabria «fare rete su diagnosi e cura»

Il consigliere delegato alla sanità, Zimbalatti: «Effetti nefasti dell'autonomia differenziata sul sistema sanitario calabrese»

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REGGIO CALABRIA – Il consigliere metropolitano delegato alla Salute, Antonino Zimbalatti, è intervenuto nel corso del convegno “Fare rete. Diagnosi e cura dei pazienti che presentano dipendenze patologiche e disturbi psichiatrici in comorbilità”, un evento formativo organizzato, presso Palazzo Alvaro, dall’associazione Altea.

Nel ringraziare i partecipanti e Domenica Mollica, presidente del sodalizio nato per aiutare le persone e le famiglie che si ritrovano ad affrontare questo tipo di problemi, il consigliere Zimbalatti si è «detto contento di avere ascoltato, nel corso dei vari interventi, parole significative come “fare rete, integrazione, condivisione”».

«Senza queste attività – ha affermato – qualsiasi discorso amministrativo-sanitario credo sia completamente fallimentare e inutile. Soltanto puntando su questi tre fattori, determinanti, possiamo migliorare le condizioni della città, della regione, della sanità nel suo complesso».

«Tuttavia – ha proseguito Zimbalatti – abbiamo davanti uno scoglio molto importante rappresentato dalla riforma sull’Autonomia differenziata. Dovesse diventare definitivamente legge, infatti, sarebbe davvero complicato assottigliare il gap fra il Nord ed il Sud del Paese anche su temi delicati e complessi come quelli affrontati in questo pregevole evento».

«Qualcosa – secondo il consigliere metropolitano delegato alla Salute – potremmo farla agendo sui Lep, ma si deve pensare ai settori che possono essere interessati.

Per i problemi di disabilità psichiatrica e di comorbilità, infatti, bisognerebbe lavorare in maniera integrata coinvolgendo i settori delle Politiche sociali, del Bilancio, il Comune e la Sanità».

«Purtroppo – ha concluso Zimbalatti – spesso e volentieri, queste integrazioni non ci sono e si cammina per compartimenti stagni. Ciò comporta delle difficoltà che ricadono, inevitabilmente, sul paziente e sulle famiglie».