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Fabrizia Arcuri e Sergio Caruso presentano a Paola il libro “Sangue del sangue”

Il volume racconta della più grande strage familiare mai avvenuta in Italia: la “strage di Buonvicino” del 19 novembre 1996

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PAOLA (Cs) – Sarà presentato martedì 26 marzo alle ore 16:00 presso la biblioteca “Roberta Lanzino”, salita dell’Immacolata, in Paola il libro, scritto a quattro mani, dalla giornalista Fabrizia Arcuri, componente della Consulta per la legalità della regione Calabria e dal criminologo e psicologo Sergio Caruso, dal titolo “Sangue del sangue”, Falco edizioni.

Dialoga con gli autori l’ex candidato a sindaco Paolo Alampi.

“Sangue del mio sangue” racconta della più grande strage familiare mai avvenuta in Italia: la “strage di Buonvicino” del 19 novembre 1996.

Sei persone, tra cui una bambina di 11 anni cugina dell’autrice, furono barbaramente uccise quella sera per mano di un ex carabiniere, Alfredo Valente, perché non accettava la separazione dalla moglie.

Un libro dal quale è nata una battaglia che Fabrizia Arcuri e Sergio Caruso stanno portando avanti per far sì che lo Stato emani una legge che si occupi delle vittime secondarie, i  minori rimasti orfani a causa di violenze e di femminicidio.

Da qualche anno, Arcuri e Caruso svolgono anche un’intensa attività di sensibilizzazione nelle scuole contro la violenza di genere.

In un recente incontro culturale del Rotary Club svoltosi a Paola, in particolare, la presentazione del libro ‘Sangue del mio Sangue’ ha toccato anche l’amore e la gelosia.

«È stato un incontro caratterizzato da un’interazione costante e da un dialogo aperto – commenta Fabrizia Arcuri –  durante il quale i ragazzi hanno espresso il loro punto di vista e hanno seguito la discussione con grande interesse, dimostrando anche una notevole capacità di ascolto e partecipazione attiva.

È degno di nota il fatto che abbiano dimenticato i cellulari durante l’evento e abbiano risposto alle sollecitazioni con una notevole proprietà di linguaggio e una compostezza ed educazione che non è certamente comune. Questo dimostra che è riduttivo e semplificativo definire le nuove generazioni come bamboccioni, non attenti alle dinamiche e a ciò che li circonda.

Possiamo dire che questa è stata una delle esperienze più belle che abbiamo vissuto in questi anni di impegno nelle scuole».

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it