Emilia Di Tanna, capogruppo di “Per Amantea”

AMANTEA (Cs) – Infiamma il dibattito politico cittadino alla luce dei diversi atti intimidatori perpetrati sul territorio. Ciò che ha fatto scattare la scintilla, in particolar modo, e che ha suscitato la dura reazione del consigliere comunale di minoranza e capogruppo di Per Amantea, Emilia Di Tanna, sono state le dichiarazioni del primo cittadino dopo che qualcuno si è introdotto all’interno del Comune  rompendo le vetrate di alcuni uffici comunali.

Per il sindaco Vincenzo Pellegrino, infatti «forse la matrice andrebbe ricercata in una sorta di delinquenza politica generata da questa costante campagna di odio ordita contro di noi, Ma noi non arretreremo di un passo».

Per il primo cittadino, dunque, vi sarebbe in atto una sorta di delinquenza politica. Parole molto forti e gravi, soprattutto se si considera che la delinquenza cui fa riferimento Pellegrino non è altro che la richiesta della Di Tanna e del Partito democratico, nonché dell’ex consigliere Robert Aloisio, del candidato alle ultime elezioni comunali Andrea De Luca, e dei consiglieri di maggioranza Arturo Suriano e Orazio Mannarino di trovare una soluzione alle innumerevoli problematiche insistenti sul territorio.

Nulla a che vedere, dunque, con intimidazioni portate avanti dalla criminalità organizzata che dalla politica non vogliono altro che favori.  

Ecco perché la consigliere Di Tanna, seppure il sindaco abbia utilizzato il FORSE non ha accettato simili supposizioni.

«Come può un sindaco esprimersi in un tale scriteriato modo? Come può un sindaco che ha visto verificarsi atti davvero intimidatori ( auto incendiata sul cantiere della galleria di Coreca, ordigno fatto ritrovare davanti alla porta di casa di un altro concittadino e per ultimi i colpi di armi da fuoco ad attività commerciali) non chiamare a raccolta la sua cittadinanza per un grande movimento di risveglio delle coscienze a tutela delle libertà democratiche, della lotta a qualsiasi tipo di illegalità e della riaffermazione dei sacrosanti principi di legalità che devono rappresentare oggi più che mai il “faro” dell’ azione di governo di ognuno di noi, lui in primis?», ha esordito la Di Tanna..

«Perché non ha immediatamente chiamato maggioranza ed opposizione in un consiglio comunale aperto ad unire le proprie forze contro il malaffare e la violenza sempre più diffusa sul territorio come segnale forte a livello istituzionale?».

«Perché questo sindaco non ha chiamato con un nome più appropriato questo tipo di delinquenza? Ha paura ad usare aggettivi che si colleghino direttamente al modus operandi di chi ha effettuato sul territorio quegli atti intimidatori con quelle modalità?».

«È per questo motivo che l’ unico aggettivo che gli è passato per la mente è stato “politica”, in modo tale da proteggersi nascondendosi dietro una parola fasulla e farlocca e scaricare su qualche altro segmento sociale responsabilità da imputare ai veri delinquenti?».

«Ecco scoperto il giochetto di un piccolo uomo: mettere in moto la macchina del fango nel momento più buio della sua stagione politica personale; gettare fumo negli occhi della gente perché non veda lo sfascio della sua maggioranza e la crisi profonda in cui ha buttato il nostro paese; far credere che l’ opposizione politica di questo paese possa essere responsabile del clima di odio che proprio lui e i suoi accoliti hanno messo in campo sin dall’inizio in questo nostro paese che una stagione di oppressione sociale così non l’ aveva mai vista».

«A tutt’ oggi il sindaco non si è minimamente interessato degli atti intimidatori che sono avvenuti nei confronti di “suoi” cittadini né ha espresso loro la propria solidarietà, mentre di fronte ad un atto, che potrebbe assomigliare più ad uno vandalico piuttosto che intimidatorio, si arroga il diritto di accusare proditoriamente di delinquenza eventuali persone che hanno la sola “colpa” di rappresentare una sfera politica diversa dalla sua, che peraltro neppure si capisce quale sia, viste le sue migrazioni da sinistra a destra. È vergognoso che faccia la vittima quando non riconosce come vittime i suoi stessi cittadini».

«Lo scandalo sta tutto qui. Cercare qualsiasi occasione per mettersi al centro dell’ attenzione evidenziando una completa disaffezione e disinteresse per il suo territorio.
Tutto questo in un paese che sta affondando, che non si riconosce più, che vive una profonda crisi di identità perché distrutta da questa politica amministrativa da lui stesso messa in campo. È vergognoso».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it