COSENZA – Il consigliere comunale della città di Cosenza, presidente della commissione consiliare sanità e consigliere provinciale, offre la sua chiave di lettura in merito alle recenti dimissioni del responsabile dell’Unità operativa di Pronto soccorso dell’Annunziata di Cosenza, Pietro Scrivano.
Un fattaccio contestualizzato dal politico in uno scenario drammatico, caratterizzato anche dalle dimissioni di un altro illustre medico: Francesco Crocco.
Ecco dunque l’analisi del consigliere Giuseppe Ciacco:
«Le dimissioni del dott. Pietro Scrivano, rassegnate con raffinata signorilità e garbo, sono, per davvero, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e consacrano il triste epilogo di una storia, lunga e, per certi versi, anche oscura.
Perchè, oggi, come ieri, il Pronto soccorso dell’Annunziata perde un Direttore dalle preclari doti professionali e dalle cristalline qualità etico-morali.
Mi riferisco, appunto, al dott. Scrivano, ma mi riferisco, anche, al dott. Francesco Crocco. Infatti, all’epoca, anche il dott. Crocco, uno dei più insigni clinici del firmamento italiano, è stato costretto alla resa.
E Crocco e Scrivano, che – evidentemente – ripudiano, entrambi, la turpe logica del consegnarsi con il cappello in mano al potente di turno, erano due punte di diamante dello stesso gruppo.
Il che significa che, a Cosenza, è stata, scelleratamente, sfasciata una eccellente scuola di medicina d’urgenza, storicamente composta, fra gli altri, anche, dai dottori Nava, Bloise, Calcaterra, Lupo, Vilardi, Fornaro e che, in Italia, non era seconda a nessuno. E, allora, l’ora che volge è, sul serio, grave.
E nessuno si permetta il lusso, adoperando il linguaggio del selvaggio sciacallaggio, di strumentalizzare le dimissioni del dott. Scrivano, archiviandole frettolosamente, come se la funzione apicale, brillantemente esercitata del dott. Scrivano, fosse, per qualche camarilla, un peso ingombrante o, addirittura, utilizzandole per accontentare qualche valvassino di corte o, peggio ancora, rappresentandole come la panacea di tutti i mali: il dott. Scrivano non è e, non può essere, vigliaccamente, trasfigurato in un comodo capro espiatorio.
Anzi, il dott. Scrivano ha resistito eroicamente al timone di una dannata bolgia infernale, figlia della manifesta inettitudine gestionale del management dell’azienda ospedaliera, avallata e supportata dall’omertosa connivenza dei feudatari, che abitano i piani alti della Cittadella regionale.
Costoro, da autentici mestatori di bassa lega, continuano a menar il can per l’aia. E così, presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza, da una parte ci si pavoneggia con l’evanescente e, folcloristicamente, contrabbandato sbarco dei cubani e, dall’altra parte, si dilapida il denaro pubblico, pagando gli straordinari e le prestazioni aggiuntive, anziché bandire o completare le procedure concorsuali per incrementare la dotazione del personale medico, infermieristico e ausiliario.
E così, presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza ci sono 30 posti letto, 20 presso l’Unità operativa di Medicina “Valentini” e 10 presso l’Unità operativa di Gastroenterologia, immediatamente utilizzabili, perché dotati di tutta la strumentazione logistica e diagnostica, e però, nessuno li attiva, lasciando, perfidamente, marcire, il Pronto soccorso in una vergognosa area di parcheggio, soffocata da malefiche disfunzioni organizzative e costretta, fra l’altro, in spazi, indecentemente, inadeguati.
E, allora, giù le mani dal dott. Pietro Scrivano, al quale, viceversa, per tutto quello che, fino a oggi, ha donato, con la sua specchiata militanza professionale, all’Ospedale di Cosenza, andrebbe eretto un pubblico monumento, come testimonianza di corale e ammirata gratitudine.
E lo stesso monumento andrebbe eretto al dott. Francesco Crocco e a tutti quei medici, a quegli infermieri e a quegli operatori socio-sanitari, che hanno sempre mantenuto, con encomiabile spirito di dedizione e di abnegazione, dritta la barra.
E sono la stragrande maggioranza, vittima, maledettamente, sacrificale di un ceto politico, che guarda alla sanità come fertile pascolo, ove foraggiare i più famelici appetiti speculativi, in barba alla vita dei pazienti, cinicamente, sfigurata, dallo stesso ceto politico, in una brutale roulette russa.
Crocco se n’è andato; Mitaritonno se n’è andato, sbattendo la porta in faccia e denunciando, pubblicamente, nella sua lettera di commiato, un clima di ostilità, alimentato da un “sistema consolidato”, avvezzo a elargire privilegi e prebende ai suoi sodali; Scrivano se n’è andato.
E, quindi, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando, esattamente, di un sistema consolidato, marcio sino alle radici. E, allora, lo ripeto: occorre restituire onore e dignità all’Azienda ospedaliera di Cosenza. Chi di dovere, ne tragga le debite conseguenze».