BELVEDERE MARITTIMO (Cs) – “Il mistero del respiro dei bronzi di Riace” è l’ultimo interessante lavoro di Daniele Marino.
Il belvederese, docente di storia dell’arte presso i “Licei Tommaso Campanella”, in uno studio minuzioso, frutto di una ricerca, che da storico dell’arte lo impegna da diversi anni, dei due simboli per eccellenza della nostra magica Calabria, ha descritto gli stessi, secondo un punto di vista del tutto nuovo.
L’opera nasce come primo volume che anticipa un saggio e un romanzo (una trilogia).
Un ampio progetto che vede come soggetto comune i Bronzi di Riace esplorati dal punto di vista narrativo ed artistico. il progetto ha coinvolto Francesca Procopio allo scopo di realizzare un servizio fotografico che colga “quell’ineffabile senso di mistero che spira da quei corpi metallici e si irradia tutt’intorno, coinvolgendo anche lo spazio circostante”.
“Il respiro del bronzo” è un romanzo che nasce dalla storia personale dell’autore risalente al 1980, anno in cui egli si trovava a Firenze, città in cui frequentava il primo anno di università.
Mentre “I bronzi di Riace, tra visibile e invisibile”, è un saggio che parte dalla Grecia e dalle probabili aree geografiche di provenienza delle opere prese in esame, e segue lo stesso viaggio che le ha portate ad inabissarsi nel mare calabrese di Riace. Il 1980 infatti fu l’anno in cui i bronzi furono esposti per la prima volta in una mostra temporanea nel museo archeologico di Firenze, dopo un restauro durato 5 anni.
Lasciata la città di Firenze i Bronzi, per volere dell’allora presidente della repubblica Sandro Pertini, fecero tappa a Roma come patrimonio identitario comune a tutti gli italiani.
Il ritorno a Reggio Calabria avvenne il 3 agosto del 1981 e all’inaugurazione della mostra parteciparono tre ministri della repubblica e dieci ambasciatori esteri. Insomma ad ogni spostamento cresceva la fama e l’interesse per questi grandi capolavori dell’arte. Ciò che attrae il pubblico sono
“Segreti inaccessibili che si dispiegano nella sostanza addensata e scabra, percorsa da una sottile volontà di condividere la loro millenaria solitudine” spiega l’autore, che continua su quelle che furono le reazioni di un vastissimo pubblico di visitatori che ne decretò il successo sensazionale. Fu come se all’improvviso un sentimento nostalgico per la bellezza perduta si fosse risvegliato, un antico bisogno di ricongiungersi alle fonti della cultura e della nostra storia.
“In molti percepirono ciò che forse neanche i restauratori fiorentini avevano ben compreso: Il mare aveva restituito al mondo due “esseri” che avrebbero segnato una svolta nel panorama della storia dell’arte classica, proiettando oltre i limiti percettivi la visione di un mondo greco che si era materializzato grazie a quanto ora si mostrava sotto i loro occhi in quella sala”.
Ecco cosa l’autore scrive sulla quarta di copertina: “Immuni dall’usura del tempo, i Bronzi sono i messaggeri che vigilano sulla natura degli uomini. Sono i guardiani della cultura dell’Europa, e finchè il loro respiro veglierà sul genere umano vi sarà per noi speranza di salvezza”.