REGGIO CALABRIA – Il sindaco Giuseppe Falcomatà è intervenuto al convegno “Il Mezzogiorno cerniera tra Europa e Mediterraneo. Quali prospettive per lo sviluppo del Paese” promosso dal Lions Club International Distretto 108 Ya con il patrocinio della Città Metropolitana di Reggio Calabria, tenutosi nella Sala Perri di Palazzo Alvaro.
«Se vogliamo davvero essere la cerniera che unisce l’Europa ed il Mediterraneo, il Mezzogiorno deve essere messo nelle condizioni di poter crescere. La legge sull’autonomia differenziata blocca sul nascere questa possibilità. E’ una riforma che non soltanto divide il paese, ma taglia al principio le opportunità di sviluppo di vaste aree del nostro paese. Se vogliamo parlare concretamente del ruolo del Mezzogiorno, non soltanto guardando al passato e alla centralità che esso ha avuto nella nostra storia millenaria, dobbiamo necessariamente fermare questa riforma. Altrimenti tutti i buoni propositi rischiano di venir meno e le tante buone idee che vengono anche dalle associazioni e dalla società civile, rischiano di rimanere un esercizio velleitario», ha riferito il sindaco.
All’incontro, presieduto dal Presidente Corrado Savasta, insieme al sindaco Giuseppe Falcomatà erano presenti il Vicesindaco metropolitano Carmelo Versace, il Sindaco di Villa San Giovanni Giusy Caminiti ed i Consiglieri comunali reggini Giovanni Latella e Giuseppe Giordano.
«Siamo felici di poter partecipare ad un confronto del genere – ha affermato il sindaco salutando il presidente Savasta e la platea di soci ed esperti – incontri come questo sono certamente utili e costruttivi, ed aiutano il decisore politico ad affrontare le proprie scelte ascoltando le istanze che provengono dalla comunità. E da questo punto di vista sono convinto sia vero che cento domande siano sicuramente più efficaci di una sola risposta. Credo che il lavoro dei club service e delle associazioni in generale debba andare in questa direzione».
Nel corso del suo intervento il sindaco ha affrontato una serie di tematiche legate allo sviluppo del Mezzogiorno. Tra queste anche le ultime novità riguardanti il progetto del ponte sullo Stretto. «Siamo molto preoccupati rispetto alle notizie che giungono da Roma circa i pareri tecnici per l’avvio dei lavori del ponte sullo Stretto – ha affermato il sindaco – noi su questo tema abbiamo sempre avuto un approccio laico ed istituzionale, nella piena consapevolezza che le infrastrutture, soprattutto quelle relative alla mobilità che quindi garantiscono l’accesso ai territori, non sono certamente ne di destra ne di sinistra».
«E per noi il ponte, inteso come tassello di un sistema complessivo multimodale di mobilità, non è affatto un elemento negativo. Ma è chiaro che questo progetto non può e non deve essere una cattedrale nel deserto. Ecco perchè abbiamo proposto nei vari tavoli e confronti che si sono svolti di recente, non delle opere compensative come spesso si usa dire, ma delle opere funzionali all’utilizzo del ponte, che sviluppino il sistema di trasporti intermodale sulla sponda calabrese. Ma da questo punto di vista i pareri relativi all’avvio dei lavori non sono affatto rassicuranti, anzi mostrano una serie di lacune che non lasciano presagire nulla di buono».
Nel concludere il suo intervento ha parlato anche del tema delle migrazioni. «Il Mediterraneo – ha affermato – è sempre stato un crocevia di popoli e di culture, una contaminazione di saperi e di esperienze, un baricentro sia economico che culturale. Da qualche anno questo aspetto è tornato attuale con l’aumento dei flussi migratori che interessano anche le nostre coste ed in generale il Mezzogiorno d’Italia, con migliaia di persone che fuggono da guerre o da contesti dove non sono garantiti i diritti e la libertà personali e collettive».
Reggio Calabria «non si è mai voltata dall’altra parte, però è del tutto evidente che il sistema ha qualcosa che non va. Nonostante l’egregio lavoro delle Prefetture spesso i sindaci si trovano costretti ad utilizzare luoghi impropri di accoglienza, penso alle palestre e agli impianti sportivi, sottraendoli alla loro funzione e quindi all’utilizzo da parte della comunità. Ed è un fatto che purtroppo sta diventando strutturale. Cambiano i governi ma la situazione non cambia. Quindi è evidente che qualcosa non va e va affrontato. Non si può pensare di lasciare solo chi amministra, chi sul territorio si trova a gestire situazioni di crisi, con il solo supporto dei volontari e della meritoria attività di accoglienza delle associazioni. Su questi temi è necessario sollevare un dibattito, prima di tutto perché siano garantiti i diritti delle persone che fuggono da contesti di guerra, ed anche per i cittadini che si vedono privati di palestre ed impianti sportivi anche per lunghi periodi».