AMANTEA (Cs) – Il 25 aprile una data importante che è stata festeggiata in tutta Italia ma che, per il Partito democratico di Amantea, meriterebbe maggiore attenzione, soprattutto per tutte quelle persone che sono cadute durante la Resistenza.
«La Resistenza ci consegna (anche) il dovere civile e morale di continuare ad interrogare i territori. Un esercizio che fa emergere il contributo delle donne e degli uomini del Sud nella lotta di Liberazione», si legge nella nota del Pd.
Anche in Calabria «alcune storie fanno ormai parte della memoria collettiva. Per Dante Castellucci e Teresa Gullace abbiamo richiesto all’amministrazione comunale l’intitolazione di una strada. Spiace non aver ancora ricevuto risposta! In questa giornata celebrativa rinnoviamo la richiesta».
Vie, piazze e luoghi «andrebbero dedicate ai tanti nostri concittadini che hanno partecipato direttamente alla Resistenza.
È un dovere far emergere quella infinità di storie finora rimaste silenti, creando un vuoto mnemonico».
I numeri del Basso Tirreno Cosentino «offrono una rappresentazione della partecipazione alla Liberazione probabilmente distante dalla percezione collettiva».
Almeno «ottantaquattro storie resistenziali: Aiello (12), Amantea (20), Belmonte (12), Cleto (4), Fiumefreddo (15), Lago (9), Longobardi (6), San Pietro in Amantea (3), Serra d’Aiello (3).
Vicende esemplari che meritano di essere restituite alla memoria e che dovrebbero fungere da legame tra la nostra storia e i valori che camminano sulle gambe delle giovani generazioni».
Percorsi come quelli di «Geniale Bruni di Aiello Calabro, morto nel lager di Mauthausen, che sulle colline di Reggio Emilia, per salvare il gruppo di partigiani di cui faceva parte, si accusò come esecutore solitario dello scoppio di una bomba contro i tedeschi in fuga. Di Tucci Nicola di Amantea, caduto in un’imboscata da parte dei nazifascisti nei pressi di Castagneto Po’ (Torino). Di Arturo Gentile di Belmonte Calabro appartenente al Partito d’Azione – III bis. Di Giuseppe Milito di Cleto, che ha partecipato alle Quattro Giornate di Napoli. Di Giuseppe Cavaliere di Fiumefreddo Bruzio della Divisione Gramsci – Albania. Di Carmine Groe di Lago, appartenente prima alla 46a e poi alla 20a Brigata Garibaldi. Di Ilio De Luca di Longobardi, partigiano dal 1° ottobre 1943 nella 2a Divisione proletaria nella ex Jugoslavia. Di Francesco Bisardi di San Pietro in Amantea, sopravvissuto al grave ferimento conseguente alla fucilazione. Di Fioravante Porco di Serra d’Aiello, caduto a Lozzo Atestino».
C’è un pezzo di Resistenza «custodito in ciascuna delle nostre cittadine. Le nostre comunità devono riappropriarsene. La memoria collettiva deve accoglierlo e valorizzarlo».
Ottantaquattro biografie che «offrono un quadro più complessivo della partecipazione al movimento resistenziale da parte di nostri conterranei. Ciò, al netto del fatto che in molti non hanno presentato domanda alle Commissioni regionali; che nelle schede del Ricompart non figurano i nominativi di partigiani la cui fama fa parte della memoria collettiva; e che alcune presentano errori».
Dalle «Quattro Giornate di Napoli, a Roma, passando per l’Appennino Ligure-piemontese, per l’Emilia-Romagna, guardando agli eventi in Grecia e a Cefalonia, in Albania e in Jugoslavia ovvero nei lager nazisti troviamo il Mezzogiorno, la Calabria, il Basso Tirreno Cosentino».
Una memoria «che deve entrare nelle nostre case, essere patrimonio per le nostre comunità, rappresentare un monito per il presente e per il futuro. Buon 25 aprile».