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Allarme criminalità sul Tirreno: politica parolaia e latitante

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Veduta del Tirreno cosentino

Allarme criminalità sul Tirreno cosentino.

 Si parla dell’apertura di un nuovo presidio di polizia da istituire a Diamante quando, invece, sul lungomare di Cetraro, c’è una caserma pronta per l’uso sin dal 2009 e ad oggi, abbandonata al suo triste destino di decadenza e abbandono.

Dopo i recenti gravi atti intimidatori che hanno provocato l’incendio, di chiara matrice dolosa, di tre autobus della ditta Preite a Diamante e poco dopo del lido “Da Pietro” a Scalea, i sindaci del comprensorio tirrenico, per l’ennesima volta, si sono riuniti, stavolta a Scalea, in una manifestazione per dire “no” alla criminalità organizzata e chiedere alle massime istituzioni l’invio di uomini e mezzi contro l’emergenza criminale in difesa della legalità e del territorio.

Sgominato il clan Muto con le condanne definitive per l’operazione Frontiera del 2016, per la quale il re del pesce, il boss Francesco Muto è stato condannato a 20 anni di reclusione e suo figlio Luigi Muto a 15 anni, la potente locale di ‘ndrangheta sarebbe rimasta, allo stato, senza una guida forte. Tanti i cani sciolti che bramano a prendere il posto del capobastone, ai quali sarebbero, molto probabilmente riconducibili, i recenti episodi criminali. Segno evidente della recrudescenza di un fenomeno che nel Tirreno cosentino sta cercando di riannodare le fila per riaffermare con la forza e con l’intimidazione il suo potere.

«Uno spettacolo poco gradevole che grida giustizia – commenta il sindaco di Cetraro Ermanno Cennamo –  A Scalea, insieme ai sindaci e alla comunità del Tirreno Cosentino, per dire basta ad ogni forma di illegalità. Provo nausea e indignazione per i gesti che si stanno verificando nel nostro territorio. C’è ancora più bisogno di fare rete e di costruire il fronte della legalità. Lo meritano i giovani e gli imprenditori onesti, le famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e la comunità sociale».

Non si capisce, però come mai, sia il sindaco di Cetraro che gli altri colleghi dei paesi limitrofi, non facciano pressioni sul prefetto Ciaramella, e sui massimi vertici istituzionali, affinché si apra, una volta per tutte, la nuova caserma di Cetraro.

Un immobile di circa quattromila metri quadri su tre piani che in pochi giorni potrebbe essere occupato dall’invio di nuovi carabinieri, elevando persino il nuovo presidio a tenenza. Così come più volte richiesto dai vari sindaci della città di Cetraro nel corso di questi lunghi anni. Un appello ad oggi, rimasto inascoltato anche a seguito degli strani cavilli burocratici spuntati come funghi in questi anni proprio quando la nuova caserma era sul punto di essere aperta.

Oggi, invece, si parla di riaprire un nuovo presidio di polizia a Diamante dopo che nel 2015, il posto fisso della polizia di Cetraro è stato, inspiegabilmente chiuso, nonostante la cittadina tirrenica sia ritenuta ad alta densità mafiosa proprio perché sede del clan Muto.

Tutto è passato in sordina. E ora si riaccendono i riflettori sul problema della legalità e dell’emergenza criminalità. Insomma, si chiudono le porte dopo che i buoi sono fuggiti dalla stalla.

 Fiorella Squillaro