PAOLA (Cs) – Emira Ciodaro, medico e consigliere comunale di minoranza si inserisce nella polemica in corso legata allo sfratto della Croce Rosa Italiana dalla sede sita nel Rione Colonne di Paola https://www.calabriainchieste.it/2024/06/25/il-comune-di-paola-sfratta-la-croce-rossa-fuscaldo-offre-una-nuova-sede/.
«Da cittadina paolana, nella mia duplice veste di medico e di consigliere comunale, ritengo doveroso esprimere sincera solidarietà al Presidente, al personale ed a tutti i volontari della Cri con sede in Paola, per la condizione di incertezza nella quale sono stati costretti, a causa di un provvedimento di sfratto, frutto di disattenzione e superficialità delle istituzioni locali», esordisce coì la consigliera Ciodaro.
E, ancora: «Lungi da me ogni polemica politica, semplicemente sensibilità e consapevolezza dei doveri che sono alla base della mia attività quotidiana di medico e di rappresentante istituzionale. Il tempo a disposizione per affrontare il tema della nuova sede da dare alla Cri di Paola c’è stato ed andava efficacemente utilizzato».
Ad essere messa in discussione, per la Ciodaro «è la stessa identità culturale della nostra Comunità paolana. La Cri rappresenta una istituzione fondamentale nel nostro Paese, essa rende onore all’Italia, in quanto sostiene valori fondamentali quali: pace, democrazia, assistenza umanitaria e solidarietà sociale. Essa è componente essenziale dell’identità Italiana nel mondo e come tale andava trattata».
Nei momenti più difficili, per il nostro Paese e per la Comunità internazionale, «in occasione di guerre, crisi sociali o sanitarie, sommovimenti civili nei vari paesi del pianeta, crisi climatiche e naturali, la Croce Rossa Italiana ha sempre portato umanità, solidarietà, cure ed azioni di pace».
E, poi «impossibile dimenticare l’impegno quotidiano della Cri di Paola nei giorni della grave crisi sanitaria da Covid, la loro instancabile presenza accanto ai medici, agli infermieri, alle istituzioni locali, nel dare con spirito civico ed umanitario assistenza e sostegno concreto a tutta la comunità locale, in particolare alle persone in difficoltà per ragioni di salute o sociali».
La Cri di Paola «andava sostenuta con i fatti ed accompagnata nella soluzione del suo problema, quello di una nuova sede fisica, adeguata ed idonea rispetto alle sue lodevoli attività di natura sociale e pubblica. Il Comune di Paola ha avuto mesi di tempo a disposizione per risolvere il problema che invece ha investito la Cri di Paola come fulmine a ciel sereno. Inaccettabile questo modo di fare, Paola non può essere associata a simili azioni».
Infine: «La Città di San Francesco, a maggior ragione, dovrebbe tutelare le istituzioni che operano sul territorio a fini umanitari. Per quello che posso, sento il dovere di garantire il mio contributo al fine di impedire che la Cri si sposti verso altri Comuni. Considero un dovere morale e civile consegnare una nuova sede alla Cri, lo dobbiamo ai volontari, ma anche ai numerosi nostri concittadini che versano in gravi difficoltà e che in quanto beneficiari, attendono fiduciosi una risposta da parte dell’Ente».